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P.zza S. Pietro in Montorio, 2 |
065813940 |
M ------ |
BUS 115 |
La
chiesa, che sorge sul Gianicolo, il “Monte Aureo” dei Romani (così chiamato poiché si
immaginavano favolosi giacimenti di sabbie aurifere), è una vero
e proprio museo per i
tesori d’arte che vi racchiude. La
tradizione vuole che lì venisse crocifisso San Pietro. Questa leggenda
fu l’ispiratrice di
quella gemma architettonica del Bramante, ovvero il tempietto circolare
edificato nel
chiostro, nel punto dove si pone il
sito della crocifissione stessa e
persino il foro in cui fu piantata la croce di Pietro. Essa
forse è stata edificata
proprio in quel luogo per contrapporre
a Giano - il dio delle porte - a cui il colle era dedicato
- Pietro, colui che
ha in consegna le “chiavi” della Chiesa universale. A
questa bellissima chiesa del ‘400
era annesso un monastero abitato
nel secolo XIV dai monaci celestini. Esso appartenne
alle venti principali Abbazie di Roma. Dopo un secolare abbandono
fu donato ai Frati Minori. Il re Ferdinando IV e sua moglie
Elisabetta di Spagna, subito dopo la cacciata degli arabi,
fecero riedificare la chiesa
su disegni di Baccio
Pontelli. L’area
per la riedificazione della chiesa ed annesso convento, fu concessa con bolla del 18
giugno 1472 ai padri
Amedeisti. Sisto
V la dichiarò titolo di cardinale; davanti alla chiesa
sorse una piazza e
dalla parte collinare fece costruire
grosse mura per evitare che franasse. La
facciata, semplice ed
austera, si presenta su due
ordini con un rosone gotico centrale
ed una scalinata del 1605 a doppia rampa che immette nella
chiesa. Lateralmente si vedono i volumi delle cappelle
interne. L’interno,
a navata unica, ha cinque cappelle laterali sia a destra che a sinistra.
Le ultime due si aprono a formare un accenno di transetto. L’abside molto profonda ha forma poligonale. Cappelle
di destra: La
prima cappella racchiude opere di Sebastiano del Piombo, eseguite
intorno al 1518; in esse è raffigurata una superba “Flagellazione”
di Sebastiano del Piombo, dipinto ad olio su muro, su disegno di
Michelangelo. Nel catino dell’ abside è rappresentata
“La Trasfigurazione” e
sull’arco i profeti Geremia ed Isaia. Seconda
cappella : sopra l’altare un
affresco del Pomarancio (1654) della
“Madonna della Lettera” Trasferito
nella chiesa da un’edicola
di strada in seguito ad una serie di eventi miracolosi; nel
catino, un affresco dell’”Incoronazione di Maria”
di chiara ispirazione pinturicchiesca. Sugli archi di questa
cappella e quelli delle successive affreschi rappresentanti
Virtù e Sibille, attribuiti a Baldassarre Peruzzi. Quarta
cappella: Il soffitto è affrescato dal vasari che inserisce a sinistra
un suo autoritratto in abito nero.In questa cappella sono conservate le
spoglie mortali di Beatrice Cenci, la giovinetta decapitata
per avere ucciso il padre che abusò di lei: La tomba che la
racchiude è priva di iscrizione. L’architettura
della quinta cappella è opera del Vasari (1552) del quale è opera
anche la “Conversione di San Paolo”. Sull’altare; le pitture e gli
stucchi sono attribuiti a Giulio Mazzoni; di Bartolomeo Ammannati sono i
monumenti funebri del cardinal Del Monte
e di Roberto Nobili. Fino
al 1797 Un capolavoro di Raffaello la “Trasfigurazione”
era sopra l’altare Maggiore, ma ora si trova nei musei
vaticani.Adesso sull’altare c’è “la crocifissione di san
Pietro” copia ottocentesca del pittore Camuccini. L’originale di
Guido Reni si trova in
Vaticano. A
Daniele da Volterra, autore della quinta cappella sinistra, è
attribuito il dipinto sull’altare
“Il battesimo di Gesù. A Giulio Mazzoni sono attribuiti
gli stucchi e dipinti della volta. |