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Rione XIII  Trastevere

 

 

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Lo dice il nome: è il rione "trans Tiberim", cioè oltre il Tevere, la prima zona ad essere abitata sulla riva occidentale del fiume. Insieme all'isola Tiberina faceva parte della quattordicesima regione di Roma secondo la suddivisione voluta da Augusto. Il suo stemma è una testa di leone in campo rosso. E' il più vasto tra i rioni, collegato al resto della città da ben cinque ponti. Fu in passato una città nella città: quella economica, sede di commerci e quella degli stranieri. Anche se priva di monumenti proprio in questa zona fu costruita la Caserma dei marinai ravennati (era il corpo di guardia che durante gli spettacoli al Colosseo tirava le funi del velario), e lo stadio acquatico costruito da Augusto per le battaglie navali (le Naumachie). Anche l' "Exubitorium" in via della VII Corte (una sorta di vigili urbani di antica età) aveva qui la sua sede. Durante il medioevo Trastevere come tutto il resto di Roma tende a "spopolarsi" e l'area rimane deserta , tanto che quando si ridisegnano, nella seconda metà del XII secolo i nuovi confini dei dodici rioni, Trastevere non è ancora incluso. Ritorna a far parte del territorio urbano soltanto due secoli dopo. Nei suoi vicoli, che ancora, a tratti, conservano l'atmosfera di una Roma antica , il rione è particolarmente ricco di luoghi interessanti e di personaggi illustri che lo abitarono. Raffaello spicca su tutti. Fissò la sua dimora a Porta Settimiana su via della Lungara, il più lungo rettifilio (950 metri) di Roma Rinascimentale, dove si consumò la forte passione dell'artista per Margherita Liuti conosciuta come la Fornarina. Sempre nella stessa via c'è il carcere di Regina Coeli e i famosi tre scalini, che, secondo una tradizione romana danno la patente di quirite soltanto a chi li ha oltrepassati.

Molte le chiese del rione che meritano la visita. Prima fra tutte, la basilica di Santa Maria in Trastevere, la prima aperta al culto della Madonna. Una leggenda bimillenaria, poco nota, narra che nel 38 a.C., qui dove all’epoca sorgeva la ‘Taberna Meritoria’ (un ospizio per soldati feriti), si verificò un curioso fenomeno: un getto di petrolio cominciò a sgorgare improvvisamente dal terreno. Al prodigio fu dato il nome di ‘fons olei’, sorgente d’olio. Nel tempo, il fatto fu diversamente interpretato, sempre in chiave magica o religiosa: secondo la prima versione cristiana, l’evento avrebbe annunciato la venuta del Cristo. Per questo i cristiani chiesero all'imperatore Alessandro Severo (III secolo) di concedere loro la ‘taberna’ per costruirvi sopra la prima chiesa. Un’altra e più laica interpretazione fa risalire l'espressione ‘fons olei’ alle naumachie di Augusto. Per allagare la spianata, l'imperatore utilizzava un acquedotto che raccoglieva acqua non potabile, per cui il luogo sarebbe stato definito ‘fons olidus’, cioè sorgente sporca, inquinata; da cui, per corruzione, ‘fons olei’. Lasciamo Santa Maria e saliamo sul Gianicolo, un colle rimasto poco edificato, teatro di gloriose pagine risorgimentali e balcone privilegiato su Roma. Dal 1903, secondo il rituale introdotto da Pio IX nel 1846 a Castel San’Angelo, ogni giorno alle 12 in punto, tre soldati caricano a salve un cannone per annunciare il mezzogiorno. Il boato è udibile da tutto il centro della città, traffico permettendo. Una prova dello spirito pacifico che caratterizza l’Urbe: cannonate sì, ma per dare il segnale orario.