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Rione XII  Ripa

 

 

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L'attuale rione Ripa nasce da una delibera comunale del 1921, con la 'perdita' di San Saba e Testaccio. Nel Medioevo era chiamato "Regio Ripe et Marmorate ": il secondo nome era dovuto al fatto che nel piccolo porto sotto l'Aventino (Ripa), in epoca imperiale, arrivavano a Roma dall'Oriente blocchi grezzi di marmo ("marmora"), che poi erano stipati in un deposito detto "Emporium" (da cui l'odierna piazza dell'Emporio). Lo stemma è un timone di nave, in riferimento all'antico porto. Tre sono le zone che lo caratterizzano: l'Aventino, l'Isola Tiberina e la valle Murcia. Fu proprio in quest'ultima località che ebbe inizio la storia di Roma: la leggenda pone al Velabro (Arco di Giano), un tempo ricoperto di acque stagnanti, in un piccolo porto naturale, l'approdo di Evandro, progenitore della stirpe. E sempre lì, sulla placida palude, il pastore Faustolo vide galleggiare la cesta con dentro i due gemelli neonati, cui diede i nomi di Romolo e Remo. Ma la valle è anche ricordata per l'imponente presenza del Circo Massimo, dove si svolgevano le corse delle bighe e dei cavalli, sport introdotto dagli etruschi Tarquini. All'inizio il circo, lungo quasi mezzo chilometro, era di legno e i 'carceres' - le stalle di partenza delle bighe - erano sul lato occupato dal palazzo dell'ex pastificio Pantanella, ora sede di uffici comunali (Elettorale, Commercio...). Il circo venne ricostruito in muratura intorno al II secolo a.C. e nel 10 a.C. Augusto vi piantò l'obelisco che oggi è a Piazza del Popolo. In quel tempo veniva descritto come una delle sette meraviglie del mondo, capace di contenere 150.000 spettatori (lo stadio Olimpico ne contiene circa la metà). Subì incendi e rifacimenti e nel 549 si svolsero le ultime gare, quando la sua capienza era arrivata a ben 300 mila spettatori. Nel Settecento, sull'enorme spianata del circo, funzionava la ghigliottina.

Non si può lasciare Ripa senza la rituale visita al mascherone di Bocca della Verità, sotto il portico di Santa Maria in Cosmedin. La tradizione è universalmente nota: guai ai bugiardi, cui il faccione (ex tombino di fogna romano) taglierà con un morso la mano. E' sull'isola Tiberina, lì a due passi, che il rione esprime due vocazioni peculiari, quella marinara e quella ospedaliera. Una bella leggenda sulle origini dell'isola racconta di un'epidemia scoppiata a Roma e di una nave in partenza verso Epidauro, città sacra ad Esculapio, dio della medicina: sulla nave si era imbarcata una commissione di dotti romani per chiedere soccorso al nume. Mentre si facevano i riti propiziatori per il viaggio, un serpente enorme (sembianza terrestre del dio) esce dal tempio e va a nascondersi sulla nave. Quando questa giunge in prossimità dell'isola sul Tevere, il serpente si tuffa e va a nascondersi fra la vegetazione di quel lembo di terra in mezzo al fiume. E' il segno della predilezione di Esculapio per l'isola come luogo consacrato al proprio culto. Subito l'isola si trasforma in una grande nave di marmo: l'albero maestro, quasi a suggellare la nascita della prima 'Asl' che memoria ricordi, è un alto obelisco. E qui si passa da leggenda a storia: il tempio effettivamente dedicato ad Esculapio, dove ora sorge la chiesa di San Bartolomeo, divenne un grande ospedale: Vi si somministrava ai malati, come terapia 'universale', l'acqua tratta da un locale pozzo, ritenuta miracolosa. E' necessario arrivare all'anno mille per trovare la prima consapevolezza del fatto che quell'acqua 'salutare' era in realtà putrida e ammazzava i ricoverati. Il pozzo venne così chiuso. Nel 1575 viene fondato l'ospedale Fatebenefratelli, da parte dei frati ospedalieri di San Giovani di Dio. Nella sua lunga storia, il nosocomio è anche ricordato per il gran numero di persone che vi morirono durante la pestilenza della seconda metà del '600. Tra i personaggi celebri dell'ospedale, un tal frate Orsenigo con fama di taumaturgo, che sul finire dell'Ottocento cavò migliaia di denti ai poveri. Non chiedeva compenso e aveva mano particolarmente leggera. Ultima tappa ripense, il complesso di San Michele sulla riva destra del Tevere. Edificio enorme, con un fronte di 334 metri, destinato a carcere minorile (anche con compiti di rieducazione e assistenza), ha poi ospitato anche un penitenziario femminile. Da qualche decennio è utilizzato, nei locali restaurati, per mostre e conferenze. Il palazzo, che è la metà esatta del Louvre, si estende per cinque ettari ed è fra i più grandi d'Europa.