S. Lorenzo fuori le mura

La Basilica

 

Piazzale del Verano, 3

06491511

 

BUS 19  30/  71  93  163  448  490  492  495  

Dove si trova

 

Entra nella basilica

 

 

Lorenzo di origine spagnola era  diacono di Papa Sisto II  sotto l’impero di Valeriano salito al trono nel 254. Con un editto del 257, Valeriano condannava all’esilio ed alla confisca di tutti i beni coloro che non avessero venerato le divinità romane.

Nel 258 venne martirizzato Sisto II  con quattro diaconi, ed il 10 agosto subì il martirio anche Lorenzo che fu disteso sopra una graticola di ferro e fatto bruciare. Egli, provvedeva con le casse della comunità cristiana al sostentamento dei poveri e delle vedove ed alla richiesta di consegnare tutto alle casse dell’erario imperiale e di sacrificare agli dei,  si affrettò a distribuire tutti gli averi ai suoi assistiti riconfermando la sua fede il Cristo.

La basilica di San Lorenzo fuori le mura è più conosciuta come San Lorenzo al Verano. Il nome deriva  da "Ager Veranus", la proprietà terriera di  Lucius Verus  che, si estendeva lungo la Tiburtina, ed era fiancheggiata da mausolei e tombe, poiché fin dai tempi antichi, anche se i morti venivano cremati, le sepolture non dovevano essere posta all’esterno della cinta muraria di Roma.

 

La matrona romana Ciriaca, poi fatta santa, prelevò il corpo di Lorenzo dal luogo del martirio  e lo seppellì nel terreno di sua proprietà, che divenne una piccola catacomba. Poi si aggiunsero i cimiteri cristiani di  di S. Ippolito e di Noviziato.

 

L’imperatore Costantino  rese splendida e sontuosa la tomba di Lorenzo. Fece scavare l’area della sepoltura nel tufo  e ne chiuse l’ingresso con una grata d’argento e verso il 330 fu l’imperatore stesso che  che fece erigere  una prima basilica., chiamata “Basilica maior”, e successivamente “Sanctae dei Genitricis”

 La basilica costantiniana fu costruita sopra il cimitero cosicché il suo pavimento corrispondeva al piano immediatamente sottostante  dello stesso.

 

Sotto il papato di Sisto III (432-440) l’altare della chiesa venne arricchito da lastre di porfido  e cancelli e lo stesso papa, come  precedentemente  Zosimo  volle essere sepolto presso la tomba di Lorenzo. Anche Papa Ilario scelse quel luogo a sua sepoltura. Il complesso venne reso ancora più ricco ed importante dalla costruzione di un battistero ed alcuni oratori.

Papa Pelagio II (578-590), visto che la basilica costantiniana  cadeva in rovina a causa di una frana e delle infiltrazioni d’acqua, decise di costruire un’altra chiesa ex novo, proprio sopra la tomba del Santo, anche per sostenere il flusso di pellegrini . Il colle su cui si trovava il cimitero e che stava per franare, venne sbancato e tutto l’area spianata. Si costruì  una basilica a pianta quadrata a lato della prima basilica,con scale interne che permettessero di accedere direttamente alla sepoltura  del martire: per arricchirla furono usati materiali di spoglio. Ma la “Basilica maior” venne abbellita e rimase aperta al culto.

Così il nuovo edificio si presentava  a tre navate, divise da due file di dodici colonne; la luce entrava solo dal cleristorio, Le navate e le galleria non avevano fonti di illuminazione; le gallerie risentivano già degli influssi dell’arte bizantina che da almeno mezzo secolo veniva usata nei monumenti di Roma.  L’area catacombale si poteva vedere attraverso finestroni aperti nell’abside stessa, forse luogo di sepoltura anche di S. Abbondio e Ireneo. Pare che fu proprio Papa Pelagio  a fare seppellire il quel luogo anche le spoglie di S. Stefano riportate a Roma da  Bisanzio.

L' ingresso della piccola basilica costantiniana, era dal lato opposto all' attuale e corrispondeva precisamente al  punto occupato oggi dal sepolcro di papa Pio IX, cosicchè il fondo della basilica era presso a poco sulla linea delle due scale attraverso le quali si scende nell’area costantiniana. Nel portico fuori della chiesa era conservata la pietra che fu legata al collo di S. Abbondio quando i carnefici lo gettarono in un pozzo o in una cloaca.

Durante il periodo delle invasioni barbariche, per evitare che il santo luogo venisse profanato, attorno alla chiesa venne eratta una cinta fortificata che si presentava come una cittadella, la “Laurenziopoli” che comprendeva anche gli oratori di S. Agapito, quello  dei Ss. Stefano e Cassiano,  di Papa Leone e di San Gennaro, nominato da S. Gregorio Magno nei “Dialoghi”; presso questi oratori era stato creato un grande edificio per il ricovero dei poveri, come era d’uso fare presso tutte le grandi basiliche.  Di quella costruzioni, oggi si può ancora vedere  il chiostro romanico, il campanile  ed una torre usata come cimitero dei Cappuccini che hanno la custodia della Basilica sin dal 1855.

Sia la basilica di Pelagio che quella costantiniana furono continuamente abbellite dai Pontefici,  finchè dalla meta del IX secolo la “basilica maior” cadde in abbandono mentre si continuò ad avere cura dell’altra basilica.

 Nel XIII secolo Papa Onorio III (1216-1227) iniziò i lavori di ampliamento alla chiesa di Pelagio, (terminati sotto Innocenzo IV nel 1254), che la orientarono  in senso opposto alla prima;  la navata centrale era abbellita da 22 colonne, molto diverse tra loro, ( marmo cipollino, granito grigio, rosso, bianco e nero), poiché per questa funzione venne usato materiale di spoglio; la luce era assicurata da dodici finestre ma le navatelle rimanevano nell’ombra. I maestri cosmateschi furono incaricati di rifare il pavimento, mentre il soffitto venne coperto con capriate di legno.

Nella Basilica riedificata di Onorio III il Papa stesso nel 1217, consacrò  imperatore di Costantinopoli Pietro di Courtenay conte d’Auxerre e sua moglie  Iole, evento  ricordato da un pregevole dipinto che lo raffigura benedicente la coppia imperiale.

Dopo quei lavori la vecchia basilica, assolse la funzione di presbiterio; per cui, entrando oggi, si attraversa  prima la parte medioevale per giungere poi a quella pelagiana e per vederne l’arco trionfale,ci si deve recare dal la parte dell’altare maggiore.

Per la costruzione ed abbellimento di Palazzo Farnese, Leone X rimosse i marmi,i capitelli e le colonne situate davanti alla basilica. Il cardinale Buoncompagni procedette nel 1624 al restauro della cripta e del soffitto a oriente, che era crollato. Venne anche restaurata la cappella di Santa Ciriaca.

Alessandro galli nel 1704 ideò una nuova grande piazza davanti a San Lorenzo di forma semicircolare  terminante in piccole colonne,sovrastate al centro da una colonna con lo stemma della famiglia di Clemente XI: gli Albani.

La costruzione del Verano risale alla prima metà dell’800 e nel 1857 Virginio Vespignani fu incaricato da Pio IX di procedere per un “restauro archeologico”; egli reimpostò la Basilica sull’assetto di Onorio,  procedette anche allo scavo  della navate centrali  rimuovendo le sovrastrutture del rinascimento e barocche. Durante quei lavori vennero rinvenute alcune vestigia di un oratorio a tre absidi ed un cumulo di lastre tombali  risalenti al IV – V e VI secolo. La colonna che tutt’ora svetta al centro del piazzale è commemorativa di Pio IX che vi fece apporre sulla cima la statua in bronzo di S. Lorenzo opera di Stefano Galletti. I lavori terminarono nel 1870.

I lavori di restauro più a noi vicini, vennero fatti tra il 1946-1949, poiché i bombardamenti del 16 luglio 1943 avevano  gravemente lesionato la parte pelagiana e distrutto quasi tutta la navata centrale  ed il portico della chiesa di Onorio;  venne ricostruita  utilizzando i materiali originali con l’aggiunta repertata di due preziosi sarcofagi.

 

 La Basilica attuale

I – chiesa Pelagiana

II – chiesa di Onorio III

 

1 – facciata e portico

2 – sarcofago

3 – leoni accanto al portale

4 – Tomba  di  Guglielmo Fieschi

5 – amboni cosmateschi

6 – arco trionfale

7 – altare e cripta della confessione

8 – altare e ciborio

9 – cattedra episcopale

10 – entrata alla tomba  di Pio IX

11 – chiostro del XII secolo

 

Vi si giunge  dal piazzale, così come lo volle Pio IX. Il bel portico ampio e luminoso, è opera di Vassello, portatore della tradizione degli illustri marmorari romani  dei Cosmati.E’ ornato da sei colonne  adattate ed inserita  tra due pilastri a sostenere  una trabeazione che prima della distruzione provocata dalla guerra era ornata da fregi, motivi vegetali, figurine e piccole scene a mosaico; da quegli ingenti danni si è salvato  un parte del dipinto  raffigurante la  presentazione di Pietro di Courtenay a San Lorenzo, di cui si è già parlato ed  un agnello racchiuso in un clipeo che rappresenta l’offerta di Cristo come agnello sacrificale. Il portico è completata da una bellissima cornice  di foglie fiori e frutta . La copertura  è a travature lignee.

Sotto il portico, due leoni, uno dei quali stringe tra le zampe un bimbo e l’altro sta sbranando la preda,  fanno da cornice alla porta  del Vassalletto. Si possono vedere anche tre sarcofagi di cui uno veramente raro, del tipo “ a tetto”; si presenta come un tempietto, con gli spioventi  appoggiati a colonnine.

Gli affreschi che decorano le pareti del portico risalgono alla seconda metà del XIII secolo e sono opera di Paolo e Filippo Maestro; rappresentano in parallelo, le storie dei due martiri, a sinistra quella di Lorenzo e, a destra, quella di Stefano. Le parti iconografiche leggendarie si basano sul I dipinti sulla parete sinistra  sono stati rimaneggiati più volte  e l’interpretazione è assai difficile. Anche le raffigurazioni sulla parete destra  risultano molto rovinate e narrano la leggenda di Enrico II nelle guerre contro gli slavi. I dipinti sulla parte frontale sono in migliori condizioni e rappresentano la storia di S. Stefano e S. Lorenzo.

Sotto il portico sulla parete centrale è stata murata una grande lapide  a ricordo della visita di Pio XII il 19 luglio 1943, quando la chiesa e tutto il quartiere San Lorenzo fu devastato dal tristemente famoso bombardamento.

La facciata che sovrasta il porticato è stata rifatta completamente dopo i bombardamenti  in semplici mattoni; vi preesistevano affreschi di Silverio Capparoni che rappresentavano insigni personaggi legati alla Basilica.

La tomba del grande statista Alcide De Gasperi, opera di Giacomo Manzù,  è situata nel nartece  a sinistra.

All’ingresso della navata centrale vi sono due semplici acquasantiere con lo stemma di Alessandro Farnese che partecipò sostanziosamente ai lavori di abbellimento della Confessione e della cappella di Santa Ciriaca Sulla porta d’ingresso, un affresco trasposto su tela del  Fracassini, illustra l’ordinazione di S. Stefano a Diacono. A destra del  portale si può ammirare la tomba di Guglielmo Fieschi,  nipote di Innocenzo IV. Il sarcofago è del II secolo d.c. Sulla porta d’ingresso, un affresco trasposto su tela del  Fracassini, illustra l’ordinazione di S. Stefano a Diacono.

A destra del  portale si può ammirare la tomba di Guglielmo Fieschi,  nipote di Innocenzo IV. Il sarcofago è del II secolo d.c.

A sinistra della porta d'ingresso sta il Fonte Battesimale  sormontato da una statuetta bronzea del Battista,  risalente al tempo diPio IX, molto restaurato. Nel lavoro di restauro dopo il bombardamento è stata ricomposta e murata la tomba di Giuseppe Rondinino, morto nel 1649 in battaglia contro i Turchi. Nella navata sinistra, e la tomba di Michele Bonelli (morto nel 1604), pronipote di papa Pio V.

In fondo alla navata si accede alla cappella  di S. Ciriaca ed alle sottostanti catacombe. La scala  é tra la  tomba di  Gerolamo  Oleandri (1629) segretario del Cardinale Barberini, e quella di Bernardo Guglielmi parente del Card. Barberini La scala scende, rivestita di marmi,  sulla volta campeggia lo stemma di Pio IX, che provvide ai restauri,  sulle pareti vi sono due rilievi con le "Anime Purganti".

L’interno della Basilica è scandito  dalle 22 colonne di spoglio sormontate da capitelli ionici attribuiti al Vassalletto  e dividono in tre navate  il volume della chiesa di Onorio III. Una curiosità: l’ottava colonna destra, reca scolpite sul capitello una rana e  una lucertola alle quali si attribuisce la validità della firma  degli autori  spartani del capitello stesso: Batrakos (rana) e Sauros, che essendo schiavi non potevano firmare esplicitamente le loro opere.

 

                                                                         

 

Il pavimento  bellissima opera dei Cosmati, a causa del bombardamento perse  un rarissimo riquadro a figure che rappresentava  due cavalieri in combattimento; Sono stati però ricostruiti i quattro  riquadri che completavano l’opera  e che raffigurano  grifi e draghi.

Due bellissimi amboni di fattura cosmatesca sono situati nella navata. L’ambone di sinistra  riservato alla lettura di testi biblici è sopraelevato  da una base di marmo di greco e di Carrara  e da un lato è chiusa da una lastra di porfido. Di fronte, l’ambone per la lettura del Vangelo è ricco di ornati e coloratissimo; si eleva su di una base di marmo  greco e granito nero e bianco.  Il reggileggio è particolarissimo: sormonta una lastra verde e rappresenta un’aquila che  ghermisce la preda.

Accanto si trova il candelabro del cero pasquale  ornato da mosaici policromi, la base e ornata da due  leoni ruggenti ed e voeva dell’ambone, dtato intorno alla seconda metà del duecento. Il pavimento in questa parte  ha lastre rettangolari anzicchè tonde, probabilmente questa sezione della chiesa era occupata dalla “schola cantorum”.

Attraverso due piccole rampe di scale,  si accede al presbiterio, ovvero la parte basilicale di Pelagio II.

La cripta sottostante del IV secolo (altare e criptadella confessione),  racchiude i resti dei Santi Lorenzo, Stefano e Giustino che fu il primo a formulare una teologia della storia cristocentrica, martirizzato sotto Marco Aurelio, tra il 163 e il 167. Idealmente  queste tombe rappresentano la congiunzione delle due chiese antiche.

 

Alle spalle dell’arco di divisione, nel presbiterio, si può osservare il “Mosaico dell’arco trionfale”,  verso il VI secolo, voluto da papa Pelagio II. L’unica parte superstite dell’antica decorazione musiva raffigura  il tema della Maiestas: Cristo in atteggiamento benedicente,al centro su di un globo azzurro; alla sua destra san Paolo che accenna Santo Stefano con il libro aperto, e sant’Ippolito, il quale ha tra le mani coperte la corona del martirio. Alla sinistra del Cristo è rappresentato san Pietro che introduce san Lorenzo con il vangelo aperto sulle parole  Magnificat: "disperse i superbi, dette ai poveri" ed il pontefice Pelagio che offre la basilica. In basso, ai lati, Gerusalemme e Betlemme, dalle mura gemmate. Di fronte alla spiritualità del Cristo e dei Santi,  papa Pelagio viene rappresentato con caratteri di maggiore evidenza naturalistica e più piccolo, perché più "moderno" rispetto ai santi raffigurati.La bordura dell’arco è ornata da motivi nastriformi  coloratissimi in tutto simili a qualli del mausoleo a Ravenna  di Galla Placidia. La zona del presbiterio è ancor più definita  da banchi laterali duecenteschi chiusi alle estremità da due leoni attribuiti al Vassalletto.

L’altare è sormontato da un splendido ciborio elevato su  quattro colonne in porfido, terminanti in due ordini di colonnine, il più basso, in forma quadrata, il più alto ottagonale, il tutto chiuso da un lanternino. Il ciborio ha subito uin restauro nel 1862

Il coro è chiuso da una monumentale cattedra episcopale risalente al 1254 di fattura cosmatesca, inserita tra due plutei terminanti in colonnine tortili, che si ripetono a fianco del sedile.

Le navate laterali, sormontate dai matronei, girano attorno ai tre lati della chiesa. Nella parte retrostante  il presbiterio,  vi è la cappella sepolcrale di Pio IX, costruita da Raffaele Cattaneo. Con offerte pervenute da tutto il mondo venne   abbellita con splendidi mosaici relativi a scene del suo pontificato, su disegni di Ludovico Seitz, nonostante il papa avesse manifestato la volontà di avere la cappella spoglia; egli volle sulla sua tomba l’iscrizione "ossa et cineres PII IX", m,a dopo 80 anni il suo corpo fu ritrovato ancora intatto.

Nella parte sotterranea della basilica il "retrosanctos", vi è un  affresco con S. Lorenzo benedicente. Il santo è raffigurato con ieratica solennità, ed il modello è ancora legato all’arte bizantina.

A destra, passando per la sacrestia ottocentesca, si accede al Chiostro del XII secolo, anche questo un resto della cittadella medievale. E’ uno dei più antichi di Roma, sobriamente semplice, circondato da colonnine tutte uguali e senza decorazioni. Sopra, su due lati, sono state aperte  loggette  a colonnine ed archetti. Sugli altri due lati, vi sono  finestre  e finestrine con cornici a croce  e frammenti antichi.

Sotto il portico si conservano  epigrafi catacombali, sarcofagi classici e pagani,  e frammenti ritrovati durante gli scavi della basilica costantiniana.

Il campanile del XII secolo (probabilmente databile ai tempi di Papa Clemente III (1187-1191), si eleva a destra della chiesa, ma un poco scostato dalla stessa. Probabilmente è stato costruito sulla base di una delle torri della cittadella di Laurenziopoli.come dimostrano i ritrovamenti di alcune strutture. Consta di otto piani. Nei cinque superiori una volta si aprivano finestre a bifore, poi murate per motivi statici.   Pure di forma robusta, era ingentilita  da elementi policromi, di cui si vedono ancora le tracce.Quasi miracolosamente non subì danni nel bombardamento del 1943.