Per
l'affidamento dei lavori alla costruzione del ponte Umberto I fu scelta
nel 1885 una società francese che portò a termine il suo compito nel
1887. Riguardo invece alle strutture di elevazione se ne incaricò
un'altra impresa, ma per poco perchè ci fu un'interruzione forzata, non
sapendo dove e come ubicare il cantiere. Le aree da adibire a tale uso
c'erano, ma una buona parte di esse era già stata occupata dall'impresa
che nel frattempo aveva assunto l'incarico della costruzione dei
muraglioni nei pressi delle testate del nuovo ponte. Passarono così
diversi mesi nell'inerzia e solo nel 1897 i lavori poterono essere
conclusi e il ponte ebbe la ventura di essere inaugurato da re Umberto I
in persona, accompagnato dalla consorte Margherita di Savoia. L'opera,
realizzata dall'impresa Allegri, fu concepita anche per potenziare
funzionalmente il palazzo di Giustizia e a suo completamento estetico.
Il suo costo fu di 2.800.000 lire.
Il
ponte Umberto I, attratto quasi dall'elegante maestosa monumentalità
del "Palazzaccio", sembra dimenticare alla sue spalle, al di
sotto del livello stradale, l'angolo pittoresco di una Roma in vesti
dimesse medievali, Tor di Nona, dove una volta era di casa la povertà.
Scriveva
Taine: "Tutta questa riva assomiglia alla gonna sgualcita di una
strega, di non so quale pezzo di straccio infetto e bucato. Il Tevere
scorre giallo, limaccioso, tra il deserto e questa sporcizia...".
In
quel luogo esisteva nel '500, la prigione pontificia, in cui torture di
ogni genere erano all'ordine del giorno. Ne seppero qualcosa Benvenuto
Cellini e Giordano Bruno, il frate tacciato di eresia e finito tra le
fiamme del rogo in Campo
de' Fiori.
Fu
il Valadier a cambiare poi i connonati al triste luogo di dolore,
trasformandolo nel più accogliente dei teatri romani, che assume in un
secondo tempo il nome di Teatro Apollo.
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