| Attraversare
        porta
        Angelica ed essere colti dallo stupore di trovarsi di fronte
        a quei giganteschi monoliti, che sembrano insormontabili e compatti nel
        loro allineamento, è una ineguagliabile sensazione. Per ritornare ad
        avere una dimensione più reale bisogna alzare lo sguardo oltre la curva
        del colonnato (e di molto), oppure cercare di travalicare il colonnato
        stesso e cogliere l'ampia prospettiva della piazza attraverso lo
        spezzettato diaframma delle colonne berniniane.
         Ridà
        una dimensione più umana al luogo e riporta alla misura minuta e
        terrena del borgo, la fontana che simboleggia il borgo Vaticano, accanto
        alle mura del Passetto che conducono dove
        c'era l'altra porta
        e, successivamente a Castel
        S. Angelo. Sicuramente una delle più riuscite ed eleganti
        composizioni del Lombardi. Una
        base piuttosto robusta, posta forse per non sfigurare con le vicine
        colonne vaticane, sostiene quattro tiare, riccamente lavorate a rilievo.
        Ciascuna di esse è sottomessa a due possenti chiavi del regno, da cui
        sgorga l'acqua in piccoli zampilli e va a raccogliersi in tre vasche
        centinate sospese. Il basamento che sostiene le tiare è tripartito dal
        motivo delle chiavi del regno e su esso sono incisi i simboli: S.P.Q.R.
        per il potere della città; il fascio littorio per quello statale del
        tempo e quello papale. La fontana è sollevata sul piano stradale da un
        piccolo gradino pavimentato con cubetti di porfido romano. |