Museo Napoleonico

 

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P.zza Ponte Umberto I, 1

Apertura: MAR-DOM 9.00-19.00   LUN chiuso

Tel: 06.68806286 06.6876331

 

 

 

Nel 1927 il conte Giuseppe Primoli (1851-1927), figlio del conte Pietro Primoli e della principessa Carlotta Bonaparte, donò alla città di Roma la sua importante raccolta di opere d'arte, cimeli napoleonici, memorie familiari e gli ambienti al pianterreno del suo palazzo che ancora oggi la contengono. La collezione nacque non tanto dal desiderio di offrire una testimonianza della grandezza imperiale della famiglia Bonaparte, quanto dalla volontà di raccontarne la storia secondo un'ottica privata, quasi quotidiana e di documentare gli intensi rapporti che legarono i  Bonaparte con Roma. Le raccolte del museo presentano tre momenti ben distinti: il periodo napoleonico vero e proprio, il così detto periodo "romano" che segue le vicende della famiglia dalla caduta di Napoleone fino all'ascesa di Napoleone III ed il periodo del secondo Impero

 

SALE 1 e 2

Le prime due sale, divise soltanto da una balaustra, formano un unico ambiente dedicato ai fasti del Primo Impero (1804 -1814).
Sono qui collocate le grandi tele e busti che ritraggono in pose auliche e convenzionali numerosi esponenti della famiglia imperiale. Dopo la sua consacrazione ad Imperatore nel 1804 Napoleone affidò ai maggiori artisti dell'epoca il compito di ritrarre lui e i suoi familiari.
Nel ritratto eseguito da Joseph Chabord l'Imperatore appare calmo, senza armi, su un focoso cavallo. A Robert Lefèvre, che ritrasse in numerose repliche i membri della famiglia imperiale, si devono i ritratti di Letizia, Mamade Mère, dove il naturalismo del volto si contrappone all'impostazione aulica della figura, e quello dell'imperatrice Giuseppina raffigurata in piedi, accanto ad un vaso di fiori e ad un erbario allusivi alla sua passione per la botanica.
Sono esposti inoltre i ritratti dei fratelli di Napoleone, Luciano, Luigi, Girolamo, della sorella Elisa e del marito Felice Baciocchi.
A questa ritrattistica ufficiale se ne affianca una privata che, attraverso le cere del Santarelli, le miniature su smalti, i cammei, le tabacchiere, permette una lettura più intima della storia della famiglia Bonaparte. Questi raffinati oggetti, in particolare le bonbonnières e le tabacchiere, erano spesso utilizzati da Napoleone come cadeaux a familiari e dignitari di corte. Importante documento storico è la tabacchiera in agata nera con monete di
Cesare, Pompeo ed Augusto che Napoleone stesso, allora Primo Console, fece eseguire desideroso di possedere un oggeTto  decorato con le effigi dei grandi condottieri della storia.
Interessante testimonianza del severo arredamento francese nel periodo precedente l'Impero è il salotto in damasco rosso di Jacob proveniente dallo studio di Napoleone Primo Console a Saint-Cloud, di cui fanno parte le poltrone - pommier con braccioli asimmetrici, da accostare al camino. Le consolles Primo Impero della II sala facevano parte, come la pendola "Urania", degli arredi dell'Hotel Chabrillan, mentre le due coppie di candelabri collocate su di esse rientrano negli oggetti commissionati in Francia per gli embellissements del palazzo del Quirinale in occasione della visita di Napoleone a Roma, prevista per l'anno 1812 e mai avvenuta.
Esempio del grado di raffinatezza raggiunto dalle arti applicate sotto il I Impero, sono i due nécéssaires da viaggio, uno di Biennais l'altro di Maire,  veri e propri capolavori di ebanisteria, in cui eleganza e comfort si uniscono armoniosamente.

 

SALA 3

La sala, dedicata al Secondo Impero (1852 - 1870), espone dipinti, sculture, incisioni, mobili, oggetti, tutti riferibili a quel periodo della storia francese dominato dalla figura di Napoleone III e contraddistinto da un grande fermento produttivo ed artistico, all'ombra del  rassicurante motto "L'Empire c'est la paix".
Luigi Napoleone, presidente della Repubblica francese nel 1848, proclamato imperatore con il titolo di Napoleone III nel dicembre del 1852 dopo il colpo di stato del 1851, e sua moglie Eugenia de Montijo dominano la sala nei ritratti eseguiti dal pittore tedesco Franz Xaver Winterhalter.  Oltre ai ritratti ufficiali della coppia imperiale, sono esposte numerose stampe che illustrano momenti significativi della politica di apertura diplomatica ed economica voluta dall'Imperatore.
Altre opere ricordano la vicenda del Principe Imperiale Napoleone Eugenio, unico figlio di Napoleone III ed Eugenia: dai busti di Carpeaux alla statuetta in cera di Frémiet che lo rappresenta in uniforme di Tamburino della Guardia, dall'ultima sua foto come Ufficiale dell'Armata inglese prima della partenza per il Sudafrica all'acquerello di Norio che documenta il suo funerale a Chislerhurst.

Sono inoltre esposti alcune medaglie commemorative, una coppia di ritratti in miniatura raffiguranti la Regina Vittoria e Napoleone III, lo spadino in bronzo dorato e madreperla offerto da due patrioti spoletini nel 1830 a Napoleone Luigi, fratello dei futuro imperatore, e un gruppo di porta-bouquets, elemento essenziale nell'abbigliamento delle signore ai grandi balli e ricevimenti di corte. Da una residenza parigina di Matilde Bonaparte provengono i divani e le poltrone che arredano la sala.

 

SALA 4

La piccola sala, dedicata al figlio di Napoleone e Maria Luisa d'Austria, venne inaugurata nel 1934 in seguito all'acquisto da parte del governo italiano della collezione di cimeli ed autografi che erano stati di Antonio Prokesch, uno dei pochi amici del giovane. La sala ed il materiale in essa contenuto conserva un carattere di "storia intima", che rispecchia l'esistenza breve ed alquanto nascosta del figlio di Napoleone. Costretto a lasciare Parigi nel 1815, crebbe presso la corte di Vienna, affidato ad istitutori diversi, mentre la madre si occupava del governo del Ducato di Parma e Guastalla. Morì a soli 21 anni (22 luglio 1832) con il titolo di Duca di Reichstadt.
Nella stessa sala sono esposti i pezzi cinesi del gioco de l' "Hombre". Di pregevole fattura, appartenne a Napoleone durante il suo esilio a S. Elena e sarebbe dovuto giungere in dono al Duca di Reichstadt, ma rimase nelle mani del Prokesch per la scomparsa prematura dell'Aiglon.

 

SALA 5

Nel 1796 l'esercito francese, guidato dal giovane generale Napoleone Bonaparte, dopo le brillanti vittorie in Piemonte e Lombardia invase le Legazioni di Ravenna, Ferrara e Bologna costringendo il papa Pio VI a firmare subito l'Armistizio di Bologna, ratificato l'anno dopo dalla Pace di Tolentino, che lo obbligava alla consegna di 100 opere d'arte e di 100 codici della Biblioteca Vaticana. Una stampa, voluta dal ministro francese a Roma François Cacault, documenta la partenza del terzo convoglio da Roma per la Francia il 20 giugno 1797. Seguirà a Parigi una festa per l'arrivo delle opere d'arte dall'Italia organizzata dal Direttorio. Opere d'arte che non sono state mai più restituite.
Il 28 dicembre del 1797 l'uccisione del generale Duphot durante una sommossa popolare antifrancese offrì al Direttorio l'occasione per l'occupazione militare di Roma. Il 9 febbraio 1798 l'esercito francese entrò trionfalmente in Piazza del Popolo; il 15 venne proclamata la Repubblica Romana. L'esperienza giacobina fu di breve durata (la Repubblica cadde il 18 settembre 1799 per l'intervento delle forze armate napoletane di Ferdinando IV), ma intensa fu l'attività propagandistica che trovò la sua più vistosa realizzazione nelle feste repubblicane. In questo biennio infatti furono organizzate numerose cerimonie pubbliche che riprendevano e rielaboravano modelli e temi già sperimentati nella Francia rivoluzionaria, per le quali furono realizzati grandi ed effimeri apparati scenografici di cui le stampe esposte nella sala offrono una fedele descrizione.

Ciò non toglie che in quell'epoca Roma subì, oltre l'occupazione indegna, anche la razzia di innumerevoli opere d'arte che furono portate oltralpe e mai restituite, oltre che la distruzione e la profanazione di moltissime chiese (il corpo di Beatrice Cenci, sepolto in una chiesa del Gianicolo, sparì proprio in quel periodo, quando dei giacobini usarono il suo cranio per giocare a palla!!!!)

SALA 6

La sala, dedicata a Paolina Bonaparte Borghese, documenta soprattutto il soggiorno romano della principessa dal 1816 al 1825 a Villa Paolina.
Paolina, vedova del generale Leclerc, sposa nel 1803 Camillo Borghese dal quale si separerà ben presto.
La villa fu acquistata nel 1816 da Paolina, affascinata dall'amenità del luogo su cui sorgeva e dall'eleganza della costruzione. Gli acquerelli esposti descrivono questa eleganza propria anche agli interni, arredati da Paolina stessa con gusto prettamente francese. Da Villa Paolina provengono molti degli oggetti presenti nella sala: la toeletta di Biennais, lo specchio portatile in cui è visibile la sostituzione del monogramma di Paolina con quello della nipote Carlotta, cui la villa fu lasciata in eredità, il taccuino delle spese affrontate per l'amministrazione della casa. Simile al sofà su cui posò per la celebre statua del Canova (Galleria Borghese) è la dormeuse in mogano; riferibile invece alla stessa Venere Vincitrice è il calco in gesso del seno di Paolina e la replica della testa.
La villa, racchiusa oggi tra le mura Aureliane, via Piave e via XX Settembre, dal 1950 è sede dell'Ambasciata di Francia presso la Santa Sede.

 

SALA 7

In questa sala sono collocate le testimonianze relative a Giuseppe e Carolina, i due fratelli di Napoleone che si avvicendarono sul trono di Napoli. Il Regno di Napoli fu il primo degli stati annessi all'Impero Francese che l'imperatore affidò ad uno dei suoi familiari. Per questo stato Napoleone scelse il fratello maggiore, il remissivo Giuseppe (sopra il tavolino da letto è esposta la lettera che l'imperatore gli scrisse il 25 febbraio 1806 complimentandosi con lui per la "resa di Napoli"). Al periodo napoletano (1806-1808) si riferiscono le opere di Wicar, in quegli anni direttore dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, raffiguranti Giuseppe e la moglie Giulia Clary.
Quando Giuseppe fu nominato re di Spagna nel 1808, gli successe a Napoli la sorella Carolina con il marito Gioacchino Murat. Il loro governo fu caratterizzato dalla volontà di sganciarsi dalle direttive imperiali per avviare una politica autonoma. Sconfitto dagli Austriaci, Murat nel 1815 fu protagonista di un tentativo di riconquista dei suoi territori; sbarcato a Pizzo in Calabria fu, però, catturato e condannato a morte. Carolina, dopo la restaurazione borbonica, si rifugiò a Trieste; ricordano questo soggiorno i volumi, conservati nella libreria, con l'ex libris "La comtesse de Lipona" titolo da lei assunto dopo la caduta dell'Impero. Nel 1824 Carolina si trasferì a Firenze dove morì nel 1839.
Nella vetrina sono esposti alcuni gioielli posseduti da Carolina tra cui spicca la parure in mosaico minuto dell'Aguatti con figurine in costumi popolari. Rientra nei gioielli "geroglifici" la spilla costituita da una miniatura di Augustin contornata da una serie di pietre dure le cui iniziali formano la parola souvenir.

 

SALA 8

Napoleone rappresentò, negli anni successivi alla sua caduta e alla sua morte, una figura rilevante nell'immaginario collettivo non solo francese ma europeo. Nella sala sono esposte stampe popolari e incisioni più raffinate che esprimono l'ammirazione o la denigrazione per colui che è stato tra le figure più ammirate e odiate della storia.
Un cenno particolare meritano le cosiddette immagini crittografiche: nelle violette, o nelle sagome degli alberi sono dissimulati i profili di Napoleone e dei suoi familiari. Queste immagini sono dovute alla propaganda filobonapartista, prodotte durante l'esilio di Napoleone e negli anni successivi alla sua morte.
Le immagini satiriche e caricaturali rientrano nell'immensa produzione antibonapartista particolarmente intensa in Inghilterra, in Prussia e in alcuni stati italiani. Una delle stampe più diffuse in Europa durante l'esilio di Napoleone a Sant'Elena è quella che allude alla durata effimera dell'impero napoleonico: Napoleone gioca con le bolle di sapone - le sue conquiste - mentre il figlio riceve nel cappello il Regno di Roma.

 

SALA 9

Le decorazioni ad affresco delle pareti sono state recentemente liberate dalla stoffa che le ricopriva e restaurate per offrire una testimonianza di quel gusto neogotico che ebbe particolare fortuna intorno agli anni 1830-40. Sono gli anni centrali anche per le vicende di Zenaide e Carlotta, figlie di Giuseppe Bonaparte e di Giulia Clary, cui la sala è dedicata.
Dopo Waterloo Giuseppe Bonaparte - nominato da Napoleone re di Napoli (1806-1808) e successivamente re di Spagna (1808-1813) - si rifugia in America; la moglie e le figlie rimagono in Europa. Nella sala è esposto il doppio ritratto realizzato da Jacques-Louis David che  ritrae Carlotta, sua allieva, insieme alla sorella Zenaide con in mano una lettera che il padre ha inviato da Filadelfia.
Zenaide sposa il cugino Carlo Luciano figlio di Luciano Bonaparte.
Carlotta sposa il cugino Napoleone Luigi figlio di Luigi Bonaparte; entrambi si dedicano alla pittura e al disegno e a Roma Carlotta frequenta il pittore svizzero Léopold Robert che la ritrasse più volte. Sono esposte inoltre alcune opere eseguite da Carlotta stessa. Quest'ultima si dedicò con passione alla pittura raggiungendo talvolta risultati felici soprattutto nell'acquerello: ne è un esempio il ritratto della nonna Letizia eseguito nel 1835. Si cimentò nella pittura anche il marito Napoleone Luigi di cui sono esposti alcuni lavori. Sia Napoleone Luigi, sia Carlotta, le cui vicende esistenziali si inseriscono pienamente nell'inquieto clima romantico, morirono giovani: l'uno nel 1831 in seguito ad una malattia contratta durante la sua partecipazione ai moti carbonari, e l'altra nel 1839, nel dare alla luce un figlio, frutto di un amore segreto e sfortunato.

 

SALA 10

Durante il Direttorio ed il Consolato, Luciano Bonaparte aveva ricoperto importanti incarichi politici, prima come Presidente del Consiglio dei Cinquecento, successivamente come Ministro dell'Interno e Ambasciatore di Francia a Madrid. Determinante fu il suo apporto per la riuscita del colpo di stato del 18 brumaio, con il quale Napoleone venne proclamato I Console. I rapporti tra i due fratelli, già compromessi per dissensi politici - Luciano, convinto repubblicano, non approvava la svolta autoritaria di Napoleone - si deteriorarono in modo  definitivo in seguito al matrimonio di Luciano, vedovo di Christine Boyer (dalla quale aveva avuto le figlie Cristina e Carlotta), con Alexandrine de Bleschamp (dalla quale ebbe 11 filgli).
La coppia si stabilì nel 1804 a Roma, dove acquistò Palazzo Nuñez a via Bocca di Leone e la Villa Ruffinella a Frascati. Uno dei disegni dello Chatillon, esposti nella sala, raffigura Luciano mentre sulla terrazza di Villa Ruffinella è intento alla lettura, circondato dalla numerosa famiglia e dal suo entourage di letterati ed artisti. Ma la residenza preferita di Luciano a partire dal 1806 fu il castello di Musignano a Canino presso Viterbo; è qui che insieme alla moglie si dedicò agli scavi e agli studi di archeologia, che condussero alla pubblicazione, nel 1829, del suo "Catalogo di scelte antichità etrusche trovate negli scavi del Principe di Canino".

 

SALA 11

Domina in questa sala il grande ritratto della figlia maggiore di Luciano, eseguito da Jean Baptiste Wicar, in cui Carlotta è ritratta sullo sfondo dei possedimenti di Canino. Il quadro proviene dall'appartamento di uno dei figli di Carlotta, Placido Gabrielli che aveva sposato alle Tuileries nel 1856 una figlia di Carlo Luciano e Zenaide, Augusta.
In effetti la sala è dedicata interamente al "ramo romano" dei Bonaparte derivante soprattutto dai matrimoni delle figlie di Carlo Luciano e Zenaide con membri dell'aristocrazia romana (Del Gallo di Roccagiovine, Primoli, Campello, Gabrielli). Apparteneva ad uno dei figli di Carlo Luciano e Zenaide, il cardinale Luigi Luciano di cui è esposto un ritratto eseguito da Guglielmo de Sanctis, la piccola libreria con gli stemmi cardinalizi contenente alcuni volumi facenti parte della biblioteca di Napoleone a S.Elena. Molte opere provenienti dalla collezione del cardinale furono messe all'asta e, acquistate dal conte Giuseppe Primoli, sono oggi conservate in questo Museo. Al centro della sala è collocato il tavolo da lavoro di Zenaide, vero e proprio mobile multifunzionale: nell'interno a più scomparti sono riposti gli strumenti per la pittura, per il disegno, per il ricamo e per alcuni giochi di società.

 

SALA 12

Questa sala può considerarsi dedicata al "padrone di casa", il conte Giuseppe Primoli cui si deve l'esistenza del Museo Napoleonico di Roma. Nel disegno di Jean Alexandre Coraboeuf è colto nella sua veste di raffinato collezionista e appassionato bibliofilo che si fece promotore di intensi scambi culturali tra Francia ed Italia, utilizzando la rete di rapporti intessuta in gioventù nella Parigi del Secondo Impero. Di questa attitudine intellettualmente vivace egli era in parte debitore a Matilde Bonaparte Demidoff che in quegli anni era conosciuta a Parigi come "Notre dame des arts", poiché aveva aperto il suo salotto-atelier in Rue de Courcelles ai migliori scrittori ed artisti del momento: erano suoi ospiti abituali Flaubert, Dumas, i Goncourt, Ernest Hébert... Una delle pareti quindi è consacrata ai suoi amici: tra i vari ritratti si trovano anche tre schizzi di Hébert ed alcuni acquerelli della stessa Matilde.
Le poltroncine ed il divano provengono dagli arredi dell'appartamento di Augusta Bonaparte a palazzo Gabrielli (oggi palazzo Taverna).

 

sito internet: www.comune.roma.it/museonapoleonico