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  storia di una sigla

Fin dall'antica epoca repubblicana Roma ha avuto nelle proprie insegne la sigla S.P.Q.R., posta in diagonale e preceduta da croce greca. Notoriamente, è l'abbreviazione di Senatus PopulusQue Romanus, il Senato e il Popolo Romano, i vertici "costituzionali" di allora.

Questa la realtà storica. Una leggenda, invece, anticipa l'acronimo al periodo regio e ne fa autori i Sabini, che avrebbero così inteso sottolineare la loro potenza: la sigla starebbe per “Sabinis Populis Quis Resistet” ("Chi potrà resistere alle genti sabine?"). Vinti i Sabini, i Romani avrebbero poi risposto mettendo in fila le stesse iniziali per affermare solennemente la propria autorità. In seguito, la sigla è stata sempre oggetto di diverse interpretazioni fin dal Medioevo, secondo l'umore, il clima  politico e il papa del momento. In un documento quattrocentesco troviamo infatti ben cinque versioni:

Sapiens Populus Quaerit Romam ("Un popolo saggio ama Roma"),

Stultus Populus Quaerit Romam (come sopra, ma il popolo diventa "stolto"),

Senex Populus Quaerit Romam (idem, ma con un "vecchio popolo"),

Salus Papae Quies Regni ("Salvezza del papa, tranquillità del regno"),

Sanctus Petrus Quiescit Romae ("San Pietro riposa a Roma").

Un salto di quattro secoli, e arriviamo nella Roma del Belli. In un sonetto del Commedione un popolano così attualizza l'acronimo: “Solo Preti Qui Regneno”. Insomma, corsi e ricorsi storici: prima i Sabini, poi Roma che toglie loro il potere, poi la Chiesa che esautora le gloriose istituzioni laiche della Repubblica…