ROMA SPQR

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Rione IX  Pigna

 

 

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Come Sant'Eustachio, anche questo rione ha un simbolo araldico di non immediata interpretazione: una pigna, che non ha nulla a che fare con la botanica, dato che sul territorio rionale non cresce un filo d'erba. Né, in questo caso, è possibile fare ipotesi attendibili sull'etimologia del nome. Era questo il luogo dove fu edificata l'enorme piazza dei Saepta Julia, voluta da Giulio Cesare e terminata da Agrippa nel 26 a.C. Collegata tramite portici agli edifici circostanti, così da formare un vasto complesso, era destinata allo svolgimento delle assemblee e delle operazioni di voto in occasione dei comizi centuriati. La funzione 'elettorale', con l'affermarsi dell'Impero, divenne presto quasi solo simbolica, e la piazza si trasformò in luogo di spettacoli, contornato da portici coperti per il passeggio e decorati con numerose opere d'arte. Il grande spazio misurava 300 metri di lunghezza per 120 di larghezza e comprendeva l'area tra via del Gesù, via del Seminario, via dei Cestari e corso Vittorio Emanuele. Vi si accedeva per mezzo di due grandi porte, simili ad archi trionfali. La presenza che più caratterizza il rione è il Pantheon: uno degli edifici della romanità meglio conservati, rimasto praticamente intatto. Anche il terreno su cui poggia (la piazza del Pantheon è il punto più basso di Roma) mantiene l'originaria altimetria. Il tempio non fu però risparmiato da devastanti spogli: nel 609 l'Imperatore Foca acconsentì che fosse trasformato in luogo di culto cristiano, ma il figlio Costanzo II, venuto a Roma, non seppe resistere alla tentazione di farsi risarcire per la "generosità" del padre. Fece smontare tutte le tegole di bronzo dorato a squama di pesce che ricoprivano la cupola e, sotto gli occhi allibiti del papa e del popolo, se le portò a Bisanzio. Gregorio III, un secolo dopo, la fece ricoprire con tegole di piombo. Fu risparmiato solo il rivestimento bronzeo del pronao, finemente cesellato, quello dove poggiano le sedici colonne. Ma poi intervenne Urbano VIII nel XVII secolo, facendo fondere le lastre per farne il baldacchino dell'altare centrale in San Pietro. E poiché, dopo la fusione, rimaneva ancora grande quantità di bronzo, se ne ricavarono anche quaranta pezzi d'artiglieria per gli spalti di Castel Sant'Angelo. Il fatto destò clamore all'epoca e naturalmente Pasquino fece udire la sua voce. E fu probabilmente la 'pasquinata' più celebre della storia: "Quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt", "Quel che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini. Tra le curiosità contemporanee relative al Pantheon, la presenza di un servizio d'onore alle tombe dei reali lì sepolti. La guardia è formata da volontari di un comitato fondato nel 1911, che ha sede al civico 20 della vicina via della Minerva. Un personaggio illustre del rione fu Stefano Porcari, nel '400 ribelle all'autorità papale: come Cola di Rienzo, tribuno e suo naturale predecessore, finì impiccato. La casa è in vicolo delle Ceste e sul portale campeggia l'animale da cui trasse il nome l'antica casata.