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Museo Nazionale d'Arte Sanitaria
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Ospedale Santo Spirito
Lungotevere in Sassia
Il Museo Storico Nazionale dell'Arte Sanitaria è situato in grandi ambienti forniti dal Pio Istituto di S. Spirito, oltre l'antica Sala Alessandrina così chiamata dal nome del Pontefice, Alessandro VII, che la fece costruire, sala che un tempo era adibita al ricovero dei feriti e chiamata precisamente "Ospedaletto dei feriti". La costruzione dell'Ospedale di S. Spirito si deve nel 1198 al Papa Innocenzo III ( 1198- 12 16) nel primo anno del suo Pontificato; distrutto da un incendio nel 1471 , venne ricostruito dal grande Papa Sisto IV , subisce successive modifiche nei tempi dovute ad interessamento di diversi Pontefici. L'Ospedale di S. Spirito ha costituito nella Storia Ospedaliera romana, oltre che un centro di cura e di assistenza, una importante sede di insegnamento della Medicina; per la presenza della Biblioteca creata dal Lancisi (tutt'ora presente "La lancisiana"), ed un attrezzato teatro anatomico (le cui reliquie, di quello che fu uno dei più celebri musei anatomici di Europa, creato dal Flaiani, è conservato nell'attuale Museo). Da ultimo Santo Spirito possedeva una "Spezieria" conosciuta come centro di produzione e smistamento della polvere ricavata dalla corteccia di China, allora molto in voga per il trattamento delle forme febbrili, in particolare della malaria assai diffusa nell' agro romano nel Museo sono conservati il "Tempietto della China" che conteneva le macine ed il "cassone contenitore" della corteccia". Subito
dopo la guerra mondiale 1915/18 si costituisce il primo gruppo per la fondazione
del Museo Storico Nazionale dell'Arte sanitaria. Si doveva trovare una degna
sistemazione a tutto il materiale che era stato raccolto in Castel
S. Angelo, di soggetto sanitario, in occasione della Mostra
Universale del 1911 tenuta per il cinquantenario dell'Unità d'ltalia. Il
Professor Pietro Capparoni che dopo aver svolto dapprima una carriera chirurgica
negli Ospedali Riuniti di Roma, è assistente alla Cattedra di Clinica
Chirurgica diretta da F. Durante, compie viaggi di studio in Asia, Africa ed
America. Nel 1897 lo troviamo a Bombay nel laboratorio diretto da W. Haffkine
pioniere della vaccinoterapia della peste e del colera. Nasce
nel 1910 la rivista di Storia critica delle scienze mediche e naturali, che
diventa l'organo ufficiale della Società Italiana di Storia della Medicina e
delle Scienze Naturali e nel 1913 Capparoni ne diventa Direttore ed
Amministratore. Per la potenza della fede e dell'idealismo e per l'opera di questi tre personaggi l'idea di raccogliere tutto questo immenso materiale storico si tradusse (rapidarnente in pratica, ad essa vennero incontro quasi influenzate) dalla stessa forza le massime Rappresentanze della Città di Roma e della Nazione. Il Comune di Roma, i Ministeri degli Interni, della Pubblica Istruzione, della Guerra e della Marina, il Sovrano Ordine di Malta, l'Ordine Mauriziano di Torino, la Croce Rossa Italiana, ed infine ultimo nell'elenco, ma non certo nel valore e nell'aiuto concesso il Pio Istituto di S. Spirito ed Ospedali Riuniti di Roma. Nasce così "L'lstituto per il Museo Storico dell'Arte Sanitaria". La seduta di fondazione viene tenuta il 22 aprile 1920 alle ore 10,30 nel Salone Consiliare del Palazzo del Commendatore di Santo Spirito in Sassia a Roma. Sono presenti i Rappresentanti degli Enti sopra menzionati ed i tre promotori, funge da Segretario il Prof. Pietro Capparoni. Viene redatto il primo "regolamento statutario", e stabilita la prima sede provvisoria nelle sale dell'Antico Museo Anatomico del Flaiani a Santo Spirito in Roma gentilmente concesso dalla Presidenza della Commissione Ospedaliera, per il deposito del materiale che dovrà essere trasferito da Castel S. Angelo e per lo studio del suo ordinamento. La
Direzione dell'lstituto viene affidata ad una Commissione Esecutiva. Così finalmente quello che fu lo scopo del gruppo promotore, cioè reagire contro l'ignoranza di una educazione scientifica e tecnica priva di Storia, di Arte e di Filosofia, che solo ci danno il senso della realtà urnana, si potette affermare che certamente la più ideale e la più ricca di tutte le discipline è la Storia perché è al tempo stesso particolare ed universale, studia l'individuo, la specie ed il genere umano, indagando, narrando ed ammaestrando ci mostra come si è vissuto e quindi ci insegna a vivere: "senza conoscere il passato non si può conquistare il futuro". Dobbiamo ricordare che l'lstituto Storico per il Museo dell'Arte Sanitaria era sorto "con lo scopo di promuovere e disciplinare gli studi storici dell'Arte Sanitaria in Italia e d'integrare le manifestazioni con un Museo, una biblioteca ed un archivio storico". Il 14 maggio 1922 con R.D. n. 746 viene eretto in Ente Morale ed assume la denominazione di I.S.l.D.A.S. (lstituto Storico Italiano dell'Arte Sanitaria). Allo scopo di infondere nuova vitalità all'lstituzione e di nobilitarlamettendola nel rango che più le si conveniva, ed allo scopo di onorare i nobili tini raggiunti dall'lstituto, l'Assemblea Generale dei Soci riunita in seduta plenaria nel palazzo del Commendatore di S. Spirito, il 10 aprile 1934 approva la proposta di mutare la Norma del sodalizio in Accademia a classi chiuse con tutto il programma di lavoro scientifico, consistente in conferenze, corsi di lezioni, concorsi ecc. La Commissione Ministeriale approva il nuovo statuto ed il titolo di Accademia. L'Accademia ha così il suo stemma ed il suo motto, una palma verde in campo d'oro con la scritta "Nec in arido arescit"; in queste quattro parole è racchiuso tutto un programma ed una speranza. Lo Statuto è approvato con R.D. n. 2389 del 16 ottobre 1934. La legge 833/78 trasferisce, con effetto 1 ottobre 1980, al Comune di Roma i beni Culturali, artistici e monumentali dell'ex Pio Istituto di S. Spirito; pertanto il materiale storico presente nel Museo ed in deposito del Pio Istituto diviene proprietà del Comune di Roma. Ma il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali in data 27 settembre 1989, in rispetto della legge 1 giugno 1939 n. 1089 art. 4, pone il vincolo su l'intero immobile sede del Museo e su tutto il materiale ivi contenuto, affidando la custodia al Presidente pro tempore dell'Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria sita in Roma Lungotevere in Sassia n. 3. Il Museo Storico Nazionale dell'Arte Sanitaria è distribuito tra nove ampi locali il più grande dei quali è la sala Alessandrina, che, come già menzionato fu adibita un tempo al ricovero dei feriti e denominata "Ospedaletto per feriti" (oggi pronto soccorso), sita al piano terra; attraverso uno scalone si accede al piano superiore dove troviamo le altre sale. Tutto il Museo si estende su una superficie di 840 metri quadrati. Non esiste certamente in Italia e forse in Europa un altro Museo che possa vantare preziosi cimeli di Storia dell'Arte Sanitaria. Sorvolando su oggetti che sono comuni a qualsiasi raccolta, fermeremo la nostra attenzione solamente su quelli più significativi iniziando dal piano terra. La costruzione risale unitamente alla Sala Alessandrina tra il 1665 ed il 1661 ad opera del Papa Alessandro VII. Si ammirano sulla parete di sinistra, entrando, in alto lo stemma di Pio IX con una lapide in marmo in ricordo del restauro del 1787 quando ricopriva la carica di Preceptor Mons. G. Castiglionaeus. Al centro è sistemato un grande mortaio in marmo ai cui lati due enormi angeli. Alla parete sul tratto di destra è murato un monumento eretto nel 1902 dall'Ordine dei Medici in ricordo del Dott. Enrico Bondi ucciso da un malato di mente. Sotto gli archi sono sistemati alcuni stemmi in travertino del S. Spirito.
Sala Alessandrina Adibita
dal 1971, a seguito di lavoro di restauro eseguiti dal Pio Istituto in accordo
con l'Accademia, ad Aula Magna, dispone di 200 posti a sedere. Alle sue pareti
si ammirano le tavole anatomiche di Paolo Mascagni (1752-1815) sono dei quadri
dipinti a mano di cui hanno un particolare interesse storico le raffigurazioni
del sistema linfatico. Mascagni lo troviamo professore all'Università di Siena
e successivamente lettore di anatomia nell'Ospedale S.M. Nuova di Firenze.
Sala Flaiani La
sala contiene quanto rimane di quello che fu il Museo di S. Spirito, fondato dal
grande chirurgo G. Flaiani (1739-1808), primario di S.Spirito ed archiatra di Pio
VI, che possiamo affermare fu uno dei maggiori musei anatomici
d'Europa. Flaiani in accordo con il Preceptor di S. Spirito d'allora, Mons.
Romualdo Guidi, decise la fondazione del Museo perché potesse servire come
insegnamento agli studenti. Tra
esse troviamo di particolare interesse le preparazioni ostetriche che
rappresentano le varie posizioni del feto nell'interno dell'utero materno, che
occupano un posto veramente importante nella storia dell'ostetricia sia a Roma,
ma particolarmente in Italia, a dimostrare come abbia avuto origine l'ostetricia
sperimentale. Una vetrina raccoglie un cranio con spada che viene attribuito a
Plinio il vecchio.
Sala Capparoni Uscendo
dalla sala Flaiani a sinistra si accede nella sala Capparoni occupata dalla
magnifica raccolta donata dal Prof. Pietro Capparoni. Nella vetrina successiva troviamo le ceramiche e gli strumenti che costituiscono il lascito del Prof. Orlando Solinas, illustre studioso di Storia della Medicina, autore di numerosi lavori, morto pochi giorni dopo aver conseguito la libera docenza in Storia della Medicina. In un'altra vetrina sono conservati gli oggetti e gli strumenti donati dal Sen. Prof. Ovio, illustre maestro di oculistica, che ricopre la carica di Vicepresidente dell'Accademia. Al centro della sala il modello in legno della corsia Sistina, che costituisce l'esempio del primitivo modello dell'ospedale di S. Spirito, ed un esemplare di macchina per l'elettroterapia del XIX secolo. Alle pareti alcuni quadri di medici illustri.
Sala Carbonelli La collezione donata dal Prof. Carbonelli al Comune di Roma, che per volontà del donante fu consegnata in deposito perpetuo al Museo Nazionale dell'Arte Sanitaria, occupa la sala da cui prende il nome. E' collocata in una serie di vetrine dove sono sistemati i vari oggetti. Sono da notare, in particolare una collezione di trapani tipo Paré, seghe per amputazioni dal XVI al XIX secolo, speculi anali e vaginali dal XV al XIX secolo, strumentario chirurgico romano ed una raccolta di ferri per uso oculistico unitamente a farmaci per il medesimo uso. Una vetrina è occupata da una raccolta di microscopi di forma varia e di epoche diverse (dal XVII al XIX secolo), una racolta di occhiali del XVI e XVII secolo. Racchiude in altre vetrine ammiriamo numerose ceramiche e vetrerie tra le quali le due ampolle di vetro di cui si servì Avogadro per dimostrare la legge della compressione dei gas. Una collezione di ex-voto etruschi e romani si osservano in un'altra vetrina. Alcuni strumenti ostetrici, in particolare vari tipi di forcipi, appartenenti alla maternità di S. Giovanni e donati da Papa Pio IX, occupano un mobile chiuso da vetri. Preziosa è la raccolta di medaglie, rnonete e sigilli medici. Una vetrina accoglie una venere anatomica in cera, alcuni ferri usati per la causticazione, la bandiera tricolore che appartenne al presidio medico che accompagnò il Duca degli Abruzzi nel viaggio al Polo Nord, infine una mano di bambina e due foglie, tutte metallizzate, da L. Motta con un procedimento rimasto sconosciuto dopo la sua morte. Addossati
alle pareti troviamo alcuni mortai in pietra e in metallo usati per pestare le
droghe, un monumentale torchio in legno del XVII secolo che serviva per estrarre
i succhi benefici dai vegetali; una curiosa statuetta in legno raffigurante
"l'oppiato" (individuo sotto l'azione dell'oppio), proveniente da una
farmacia del Piemonte. Maestosa si erge la cattedra di G.M. Lancisi dove lui ed i suoi successori tenevano le lezioni di medicina ai sanitari dell'ospedale di S. Spirito. Da una parte due apparecchi "'storici per l'anestesia, fabbricati dalla Drager di Lubecca, si tratta di autentici cimeli (uno è il primo costruito nel 1914 su scala industriale a cloroformio ed eter, l'altro è uno dei primi modelli messi in commercio con l'avvento dell'uso del prodossido di azoto con ossigeno ed etere in circuito chiuso, tutto in nichel); un letto in noce per interventi ortopedici con relativi attrezzi del secolo XVII, non rnancano un lettino per visita medica ed uno per quella ginecologica. Alle pareti sono affissi quadri e stampe dal XVII secolo ad oggi di soggetto medico. Una grande vetrina contiene tutto l'armamentario chirurgico, dono veramente regale, come appare da molti manici in avorio lavorato, che il Re Vittorio Emanuele II offrì al secondo Reggimento Granatieri, con accanto alcune cassette militari con cui si trasportava lo strumentario (qui in deposito di proprietà del Ministero della Difesa). Due mobili vetrinati racchiudono uno (facente parte della collezione Capparoni) un medagliere a soggetto medico, una vasta collezione di lauree, decreti d'indole sanitaria, alcuni incunaboli. In un altro mobile sono esposti strumenti chirurgici dell'epoca romana cauteri, taglienti, un cinto erniario in ferro, protesi dentarie di epoche passate ed altri oggetti sempre di interesse medico. Dalla sala Carbonelli si ammirano due ricostruzioni d'ambiente: una ANTICA FARMACIA del XVII secolo ed il suggestivo LABORATORIO CHIMICO-ALCHlMlSTlCO della stessa epoca. I rari strumenti di alchimia e di chimica, gli ingredienti magici, le capsule dei semplici, il mobilio, il vasellame in porcellana proviene quasi tutto dall'antico materiale della "apoteca" di S. Giacomo in Augusta e da quello della Consolazione, danno un particolare fascino all'ambiente che quasi offre al visitatore l'illusione di vivere un attimo della vita passata. In un angolo del laboratorio è conservato un grande mortaio di pietra del XVII secolo munito di coperchio e chiavistello che all'epoca veniva usato per la stagionatura della triaca. La TRIACA era il principe degli elettuari, usato per molte affezioni, tenne il posto di una panacea per circa venti secoli. La storia narra che il primo elettuario del genere fu ideato da Mitridate, re del Ponto, sconfitto da Pompeo. Questo re non è tanto conosciuto per la storia del suo regno, ma per essere stato uno dei più illustri speziali dell'antichità. Al "Mitridato" (così chiamato il suo antiveleno, composto di circa ottanta ingredienti), Andromaco il Vecchio, medico di Nerone, vi aggiunse la carne di vipera, nacque così la Triaca di Andromaco, esaltata e conosciuta per venti secoli. La confezione della Triaca ha rappresentato nei tempi una gloria nazionale per ogni governo, in quanto gli ingredienti variavano da una regione all'altra. Si narra che alcune triache furono composte con fino a centoventi ingredienti. La preparazione avveniva in forma pubblica a cui assistevano le autorità di governo sotto il diretto controllo del Collegio dei Medici e degli Speziali che dovessero garantire la bontà di ogni ingrediente. Alla
parete è fissata un calco in gesso riproducente la porta magica, simili ad un
pezzo del rudero rimasto nel giardino di piazza Vittorio a Roma, dove la storia
ci tramanda tenesse il suo laboratorio alchimistico il Marchese di Palombara.
Biblioteca Completa
il patrimonio del Museo una BIBLIOTECA in una scaffalatura autentica in noce del
XVI secolo proveniente da un archivio capitolare monastico. Negli scaffali sono
conservati oltre 10.000 tra libri, opuscoli, riviste e stampe riguardanti la
Storia dell'Arte Sanitaria. Uscendo da questo Museo, vero Mausoleo della Medicina, resta più che mai la convinzione che quanto abbiamo visto ed ammirato ci danno la certezza che esiste una continuità nel pensiero medico e scientifico. Quando qualcuno si lamenta della crisi che sta attraversando la Medicina in questo momento, dobbiamo dire che tutto questo è dovuto in parte alla tecnologia, ma anche all'inaridimento della mentalità dei Medici. I Medici oggi hanno perduto "l'umanitas" che, invece, deve rappresentare un attributo inerente e saliente del loro animo. La visita a questo Museo ha certamente un grande valore educativo, in particolare verso le nuove generazioni specie quelle degli operatori sanitari. |