ROMA SPQR

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DIOCLEZIANO

 

 

 

 

Nato in Illiria a Dioclea (vicino Salona), secondo alcuni figlio liberto di uno scriba del senatore Anullino, secondo altri figlio di una famiglia di contadini, Diocle scalò velocemente i gradi dell'esercito romano. Comes domesticorum (comandante della guardia a cavallo imperiale), il 20 novembre 284 fu scelto per sostituire Numeriano assassinato da Arrio Apro, suo prefetto del pretorio: in seguito alla vittoria riportata su Carino alla Battaglia del fiume Margus, nel luglio 285, divenne unico imperatore, cambiando il nome in Diocleziano.

Salito al trono, Diocleziano stimò che il sistema di governo dell'impero era inefficace per garantire un adeguato controllo di un territorio tanto vasto e militarmente minacciato su più fronti. Istituì, quindi, la tetrarchia, un sistema di governo quadricefalo che divideva l'impero in due metà, una occidentale e l'altra orientale. Due imperatori (col titolo di Augusto) erano a capo dei due territori ed erano coadiuvati da due successori (col titolo di Cesare) di loro scelta, i quali avevano un controllo quasi diretto sulla metà del territorio governato dal loro Augusto. La tetrarchia terminò nel 320, quando Costantino I riuscì a riunificare il controllo imperiale nelle sue mani.

Introducendo il nuovo sistema di governo, Diocleziano si dichiarò Augusto dell'Oriente, con capitale Nicomedia, e nominò Massimiano Augusto dell'Occidente, con capitale Mediolanum (Milano). Per la prima volta nella storia dello stato romano, Roma, lontana dai luoghi di maggior pericolo militare, perdeva lo status di capitale. Nel 292, Diocleziano nominò Galerio suo Cesare, e Massimiano fece lo stesso con Costanzo Cloro.Tutto il territorio dell'impero venne ripartito in dodici diocesi che raggruppavano più province; in questo modo, venne a cadere qualsiasi residuo di privilegio dell'Italia, che si trovò completamente equiparata alle altri parti dell'impero. Le varie diocesi furono a loro volta raggruppate in quattro regioni più ampie, ciascuna governata da un personaggio di dignità imperiale.

Ereditato un impero indebolito da un cinquantennio di disordini, Diocleziano si trovò impegnato a combattere ripetutamente sul fronte orientale, mentre Massimiano amministrava la parte occidentale. Diocleziano ricacciò al di là del Danubio i Sarmati, schiacciò una rivolta in Egitto nel 294, respinse il re persiano Narsete che aveva sconfinato in Armenia (297). Queste vittorie garantirono un periodo relativamente lungo di tranquillità, durante il quale Diocleziano poté attuare una drastica ma decisiva riforma dell'esercito che segnò tutto il basso impero romano.

Diocleziano riformò ed organizzò l'esercito romano che era uscito dalla grande crisi del III secolo. Alcuni suoi atti erano già stati in parte preceduti dalle trasformazioni volute dei suoi predecessori, ma Diocleziano impostò una organica riorganizzazione. Le nuove necessità difensive imponevano di puntare più che sulla qualità, come in passato, ovvero mantenendo un esercito ridotto nel numero ma ben addestrato e armato, sulla quantità: le truppe, quasi il doppio dei precedenti effettivi, furono suddivise tra limitanei, incaricati della difesa dei confini e contemporaneamente della coltivazione delle terre in prossimità di essi, più contadini che soldati, e in comitatenses, per le manovre rapide, e in palatini o guardie di palazzo. I limitanei avevano il compito di fermare gli invasori abbastanza a lungo da far intervenire la riserva strategica dall'interno, che per la suddivisione tetrarchica era suddivisa in quattro parti, ciascuna comandata da un comandante nominato dal tetrarca.

La crisi dell'Impero nel precedente mezzo secolo, aveva comportato pesanti conseguenze economiche e sociali. Diocleziano prese atto delle trasformazioni subite dalla società ed impostò una radicale opera di riforma amministrativa e fiscale, che consentì di arrestare la crisi.

Venne razionalizzato il sistema fiscale, eliminando antichi privilegi ed esenzioni. La quantità delle tasse veniva attentamente calcolata ogni anno sulla base delle necessità (redigendo per la prima volta un bilancio annuale) e sulla base delle risorse esistenti, determinate da un censimento. Furono unificate le tasse fondiarie (pagate dai proprietari di terre) e le tasse sulla persona (pagate dai contadini): l'unità fiscale della superficie di terreno (jugum) corrispondeva ad un lavoratore (caput): in base ai propri possedimenti ed ai lavoratori che vi erano occupati i proprietari terrieri erano tenuti a fornire allo stato beni in natura per il mantenimento dell'esercito, soldati per l'esercito e manodopera per le opere pubbliche; questa tassazione era denominata capitazione. I più ricchi potevano sostituire la tassazione in natura con monete d'oro.

Per facilitare l'amministrazione ed il controllo fu, inoltre, potenziata la burocrazia centrale e si moltiplicarono le suddivisioni amministrative: le quattro parti dell'impero (prefetture), governate ciascuna da uno dei tetrarchi (2 Cesari e 2 Augusti), furono affidate per l'amministrazione ad un "prefetto del pretorio". Le prefetture erano suddivise in 12 "diocesi" con a capo i "vicarii", a loro volta divise in "province" con a capo correctores o presides, e queste in municipia e curiae.

La raccolta delle imposte fu affidata all'amministrazione civile ovvero i curiali, che venne completamente staccata da quella militare: la prima aveva a capo i quattro "prefetti del pretorio", mentre l'esercito veniva affidato a governatori o proconsoli. La raccolta delle imposte per le necessità della difesa fu considerata responsabilità delle classi dirigenti locali, che ne rispondevano di tasca propria. Per dare stabilità al sistema furono inquadrati in corporazioni ereditarie anche operai e artigiani. Quando i curiali non riuscivano a riscuotere quanto previsto, dovevano pagare tutti insieme la differenza. Molti cercavano di rifiutare questo incarico abbandonando le città, e per questo la carica curiale fu resa ereditaria.

Diocleziano tentò anche di ridare valore alla moneta d'argento, aumentando la quantità di metallo prezioso nelle nuove emissioni, e per contenere l'inflazione i prezzi massimi furono fissati dall'Editto sui prezzi massimi (de pretiis rerum venalium) del 301 con un calmiere. Questi provvedimenti, tuttavia, non ebbero successo: la nuova moneta scomparve rapidamente dal mercato in quanto si preferiva conservarla (tesaurizzazione) ed i prezzi fissati fecero scomparire alcuni beni dal mercato ufficiale per essere venduti alla borsa nera e quindi lo stesso Diocleziano fu costretto a ritirare l'editto. Infine, si perfezionò il processo di esautoramento del Senato romano come autorità decisionale: l'impero divenne una monarchia assoluta ed assunse caratteristiche tipiche delle monarchie orientali, come l'origine divina del monarca e la sua adorazione.

Gli ultimi anni di Diocleziano al potere furono caratterizzati dall'ultima grande persecuzione dei cristiani, iniziata nel 303 e condotta con ferocia, soprattutto nell'Oriente, dove la religione cristiana era ormai notevolmente diffusa. Dopo avere festeggiato il ventennale del proprio governo, Diocleziano annunciò il 1 maggio 305, unitamente a Massimiano, la rinuncia al titolo di Augustus (unico imperatore romano nella storia ad avere rinunciato al proprio incarico), e si ritirò in un meraviglioso palazzo fatto costruire appositamente a Spalato (poco distante da Salona).

Nel 308 accettò di partecipare al convegno di Carnunto, convocato per risolvere le tensioni causate dalla nomina di Massenzio ad Augustus, ma rifiutò la proposta di Massimiano e Galerio di ritornare a esercitare le funzioni di Augustus, ritirandosi definitivamente dalla vita politica.