|
Via S. Vitale, 194/b |
064823338 |
M Repubblica |
BUS 60 63 64 70 71 170 640 |
Certo una delle chiese più sacrificate dalle sistemazioni successive il 1870, che l’hanno praticamente seppellita sotto al livello stradale e soffocata tra enormi edifici. Si affaccia su via Nazionale, diversi metri Sotto il livello della strada, oscurata dalla mole del palazzo delle Esposizioni, e certo notata da pochi passanti, sebbene sia chiesa antichisima. Fu costruita sotto papa Innocenzo I (40l-4l7), ricostruita sotto Leone III (795-801) e ridotta di dimensioni da Sisto IV nel 1475, abbattendo le navate minori e chiudendo gli intercolunmi della navata centrale, che divennero muri perimetrali. La chiesa così ridotta passò nel 1598 ai Gesuiti per il loro noviziato. e questi la collegarono con un giardino all’altra chiesa al sommo del Quirinale, S. Andrea, secondo un progetto che mirava a creare un ambiente consono alla formazione e alla mediazione dei futuri membri della Compagnia di Gesù, seguendo dei programmi iconografici sia per la chiesa che per la sistemazione del giardino, allusivi al martirio a cui andavano incontro i Gesuiti in terra di missione. Si accede alla chiesa per la scalinata che scende al portico paleocristiano ripristinato; nel muro di facciata sono state rimesse in luce le colonne della facciata del V secolo. L’interno, a navata unica, con pavimento e soffitto rifatti modernamente. mostra il ciclo di pitture di cui sopra, che costituisce un interessante esempio di pittura «controriformata» a cavallo dell’anno 1600. L’angolo obliquo della chiesa rispetto a via Nazionale è quanto rimane dell’asse di via S. Vitale che ancora sopravvive col suo nome nel tratto dove si affaccia la Questura, e come vicolo dei Serpenti tra via del Boschetto e via dei Serpenti. Il tracciato corrisponde all’ antico Vicus Longus, che seguiva il fondovalle tra i colli Quirinale e Viminale, andando a sboccare presso l’attuale piazza S. Bernardo, una zona densamente edificata in età romana da insulae popolari, frammiste alle domus patrizie che scendevano dalle sommità dei colli. |