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Casa di Augusto

 

Entrata

M

Colosseo

All'interno del Palatino

BUS

75  80  81  175  271  673

 

Notizie utili

La "Casa di Augusto" è visitabile a piccoli gruppi. All'interno degli ambienti possono stare solo 5 persone alla volta per motivi di conservazione e sicurezza.  Una via diretta per raggiungerla parte dalla via Sacra, all'altezza del tempio di Antonino e Faustina. Si passa accanto alla Regia, al tempio di Vesta e si prende una scala che porta in salita alla grandiosa Domus Tiberiana. Quindi a sinistra e diritto nel lungo criptoportico che termina alla "Casa di Livia" dietro la quale è la "Casa di Augusto" con a fianco il tempio di Apollo Palatino. La zona domina a destra via San Teodoro col Velabro, e davanti il Circo Massimo
Orari: dalle 8,30 a un'ora prima del tramonto. La biglietteria chiude un'ora prima. Il lunedì apertura dalle 11.
Biglietto: intero 11 euro; ridotto 6,50. Il biglietto consente l'ingresso al Colosseo e alla mostra "Trionfi romani", al Palatino e Foro Romano.

 

Entra nella casa di Augusto

 

Siamo sul Palatino, nella zona più sacra alla Roma delle origini e questa è una reggia del primo imperatore di Roma Ottaviano Augusto. Dell'uomo che con Cesare è per la gente la figura emblematica dell'impero romano, al quale è legato il "periodo d'oro" della civiltà romana.
All'inizio era la "Casa di Augusto" non ancora imperatore cioè prima del 16 gennaio del 27 avanti Cristo. Poi, alla fine, comprando e ristrutturando le abitazioni circostanti più o meno importanti compreso il tempio di Apollo Aziaco, la "casa" sarebbe diventata di 12 mila metri quadri, su più livelli. Dimora per le funzioni private e palazzo imperiale per le funzioni civili, politiche e religiose dato che Augusto era guida e autorità in tutti i settori, con tutti i poteri e le cariche a vita, compresa quella di Pontefice Massimo. Eppure anche il potere e la gloria di Augusto passeranno (morì nel 14 dopo Cristo, a 77 anni) e gli archeologi troveranno parte della casa demolita da Domiziano per costruire il suo palazzo.
La "Casa di Augusto", una concentrazione di storia e di interesse archeologico alla quale pochi monumenti del Palatino possono essere paragonati, ma per il pubblico ha un valore aggiunto incommensurabile. Una decorazione pittorica (e di stucchi) all'altezza del personaggio, cioè di qualità altissima. Affreschi considerati il "maggior complesso" della pittura di stile pompeiano (il metro stilistico usato per valutare la pittura romana), della fine del I secolo avanti Cristo.
Non frammenti, piccole porzioni, ma pareti e volte intere, interi ambienti. Alcuni affreschi ritrovati miracolosamente sui muri sui quali erano stati dipinti, gli altri in pezzi consistenti o in migliaia di frammenti, a volte minuscoli, mescolati alla terra, che sono stati ricomposti, restaurati, rimessi su pannelli al loro antico posto.
Ora, dal 10 marzo 2008, la "Casa di Augusto" viene finalmente aperta al pubblico, ai visitatori del Palatino. Regolarmente, anche se parzialmente e con cinque visitatori alla volta ammessi negli ambienti affrescati. Un limite che tiene sotto controllo le variazioni di temperature e umidità (per la conservazione dei dipinti), e per ragioni di sicurezza generale in ambienti di dimensioni ridotte.
Una apertura dopo tanto tempo. Gli ambienti visitabili sono stati scoperti con gli scavi di Gianfilippo Carettoni alla fine degli anni Settanta del Novecento. Alla scoperta sono seguiti anni di studi per essere certi che fosse la "Casa di Augusto", di altri scavi, irregolari per i finanziamenti a singhiozzo, di fondamentali lavori sul terreno, le strutture e i muri (quelli più importanti, che non si vedono), di ripristino delle coperture di alcuni degli ambienti per poter applicare gli affreschi ricomposti, di restauri. Una apertura che è un avvenimento di valore mondiale per l'archeologia.
Per tagliare questo traguardo, nei due ultimi anni la soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma diretta da Angelo Bottini, ha concentrato un milione 540 mila euro in particolare attorno al peristilio (il giardino porticato a colonne) della prima fase della "Casa" di Augusto non imperatore. Su due lati del peristilio si aprono i locali più rappresentativi dell'abitazione. Il nucleo è situato sul pendio del Palatino lato Velabro, nel tratto adiacente al tempio di Apollo Palatino eretto da Augusto, tra le "scale di Caco" e le biblioteche di Domiziano. Le "scale" salgono dalla base un tempo paludosa del colle, di lato alla mitica-non più tanto mitica grotta del fauno Luperco (il Lupercale) dove Romolo e Remo sarebbero stati assistiti e allevati con quello che ne è seguito. Caco era un gigante e bandito che fu ucciso da Ercole al quale aveva rubato le mandrie, premio alle fatiche.
Augusto avrebbe insomma organizzato la propria abitazione quasi in collegamento verticale con il luogo che più di tutti evocava la nascita di Roma.
L'individuazione di quello che molti indicano come il Lupercale (per ora esplorato solo con sonde) è certamente rafforzata dalla stretta connessione fisica con la "Casa di Augusto" .
Con un percorso attraverso il peristilio si visita il settore che eccelle per l'"altissima qualità" degli affreschi. Il cosiddetto, raffinato "studiolo di Augusto" espressione del suo utilizzatore, dalla volta decorata di stucchi, un "cubicolo" in posizione superiore al quale si accede attraverso una terrazza; il "cubicolo inferiore"; il grande "oecus", l'ambiente di soggiorno e di ricevimento; i due locali denominati "della rampa" e "dell'antirampa". Gli ambienti sono collegati fra loro, ma senza finestre: la luce naturale veniva solo dalla porta con un affaccio su di un grande giardino.
Questa parte della casa fu trasformata da Augusto in una piattaforma-fondamenta cioè riempita di materiali di risulta quando decise di allargare la dimora. Un'operazione come quella che ci ha regalato la Domus Aurea di Nerone sul Colle Oppio, trasformata in fondamenta delle terme di Traiano, e ora gli ambienti affrescati di Augusto sul Palatino.
Con la pittura di II stile si passa da una parete raffigurata chiusa e piatta ad una raffigurazione di architetture dipinte prospetticamente su vari piani: zoccolo, podio "che sembra invadere la stanza" con colonnati, architravi e soffitti "che appaiono continuare oltre la parete" e questa conquista una profondità spaziale, con grandi squarci e finestre che mostrano santuari, paesaggi in lontananza. Anche personaggi in dimensioni quasi al naturale.
Nello "studiolo" rimanevano sulla parete frontale circa due terzi dell'affresco, sulla volta un'ampia porzione di pittura e stucchi. Tutto il resto della decorazione di pareti e volta era ridotto in frammenti e si era mescolato con i frammenti del "cubicolo inferiore" che per fortuna conservava la quasi totalità della decorazione sulle pareti. Nell'ambiente di soggiorno e ricevimento si sono ritrovati i frammenti degli affreschi della parte superiore delle pareti dell'antisala crollate per i lavori del Palazzo di Domiziano. Tutto il resto della decorazione molto deteriorato, è stato consolidato e reintegrato per poter essere presentato.
Quel che si vede è già straordinario, a volte ubriacante, nella girandola dei colori accesi, rosso, ocra giallo dei pannelli rettangolari, della fantasia delle fasce nere della decorazione architettonica, nelle meraviglie della tridimensionalità degli sfondi. Nello "studiolo" la volta a botte con stucchi in mattonelle esagonali e riquadrati dipinti con amorini e motivi floreali. Alle pareti su più piani di profondità, pannelli con paesaggi e scene di culto. Colonne che "scavalcano" cornici, terminano in vetta con candelieri a forma di fiore ed hanno la base che ugualmente "si sfoglia". Come un vaso decorato con foglie di carciofo. E su una cornice un uccellino sta becchettando. Mentre su altre cornici si inseguono figurine fantastiche, femminili alate, grifi. E all'improvviso spunta una testa di satiro.
Nel grande "oecus" predomina il rosso cupo. Su due pareti a fronte è ripetuta la facciata di un tempio a quattro colonne su di un podio giallo ocra. Fra due colonne una maschera. In una scena una gran dama con manto, diadema e collana. Nell'ambiente "della rampa" volta a cassettonato monocromo accanto a lacunari policromi, con losanghe in rettangoli e quadrati. Nella fascia superiore una veduta fra sfondi di colonne e trabeazioni. Nel "cubicolo inferiore" sono dipinti due palcoscenici su pannelli rossi fra alte colonne corinzie. Uno ha la scena centrale e immaginarie aperture laterali. L'altro è prolungato in una scena di vita in una città, con un fregio popolato da esseri marini. Basta. Fermate le onde.