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Fontana del Porto di Ripetta

La fontana

 

Dove si trova

P.zza Porto di Ripetta

Zona
rione Campo Marzio
Autore
A. Specchi - F. Bai (1704)
Committente
Clemente XI Albani
Acqua

Felice

Se il porto di Ripa Grande rappresentava il centro del commercio vero e proprio, perchè li arrivavano le merci e le navi provenienti dal mare, il porto di Ripetta rappresentava l'ingresso per eccellenza alla città, sia per le merci che per i naviganti in arrivo dall'alto Lazio. Accoglieva con le vaste scalee marmoree, degradanti come emicicli. Alla sommità si potevano vedere i prati di castello, i colli, i palazzi e la cupola vaticana, l'ansa del fiume ed un lungo tratto di esso; la mole di S. Girolamo degli Schiavoni e le architetture di Campo Marzio. All'estremità dell'emiciclo erano poste due colonne-idrometro, sulle quali erano segnate le altezze raggiunte dal fiume durante le svariate alluvioni dal 1495 al 1750, e sostenenti lo stemma papale. L'intera composizione era stata realizzata utilizzando i marmi di tre arcate del Colosseo abbattutesi durante il terremoto del 3 febbraio 1703. Nel centro della piazza, e quindi dell'emiciclo, era stata collocata la fontana circondata da un fitto giro di colonnine collegate da una sbarra di ferro. Purtroppo per ragioni urbanistiche dettate da una reale esigenza (le reiterate inondazioni del Tevere) il porto di Ripetta fu demolito e con la realizzazione dei muraglioni scomparvero gli emicicli e le scalee, furono smontate le colonne e la fontana. Il tutto fu riposto per molto tempo nei magazzini comunali. Solo più tardi fu decisa la restituzione alla città della fontana, che però subì nella ricostruzione non poche modifiche. Era caratterizzata da una forma inconsueta: non vi compariva alcuna figura umana nè oggetto che potesse ricollegarla al porto, nè alcun elemento architettonico. Al centro della piscina, il cui bordo nella ricostruzione fu sostituito da un altro assai più pronunciato dell'originale, fu posto uno scoglio, senza una forma definitiva, che faceva da supporto ad una tazza a forma di valva di conchiglia che raccoglieva l'acqua proveniente dalla bocca e dalla sommità delle code di due delfini dalle estremità aggrovigliate. Lo scoglio sosteneva anche un conchiglione concavo e trilobato superiormente, decorato con le stelle ed il simbolo dei tre monti sovrapposti degli Albani, posto simmetricamente alla tazza. Alla sommità dello scoglio fu collocata una stella in ferro. Nella collocazione originaria, la fontana era stata orientata con il conchiglione rivolto verso il fiume di fronte al Vaticano e la valva della conchiglia verso la piazza antistante la scalea marmorea. Oggi nella piazza che ricorda l'antico porto di fronte alla scalinata di Pinedo, la fontana e le colonne-idrometro sono state ricostruite in una posizione molto più sacrificata della precedente. Nel '700 fu aggiunta, quasi fosse un faro per le imbarcazioni di transito sul fiume, una lanterna sempre in ferro che incorporò la stella Albani. Questo rimane come memoria di una delle più gravi perdite della storia del Tevere e dell'architettura romana.