La
basilica di San Giovanni in Laterano custodisce in un tabernacolo, sull'altare
gotico papale, due reliquie d'eccezione: le teste degli apostoli Giovanni e
Paolo. Veneratissime nel passato, erano state poste nel 1369 entro due busti
d'oro e argento tempestati di pietre preziose, realizzati dall'orafo senese
Giovanni di Bartolo (o Giovanni di Stefano) per il papa Urbano V. Le due
reliquie furono oggetto di un clamoroso furto avvenuto nel 1438, nella notte del
12 aprile, quando furono sottratte le pietre preziose che ornavano i reliquiari.
L'indignazione e lo sbigottimento furono grandi, data l'importanza dei resti. Il
sacrilegio era intollerabile. Scattarono le indagini e furono sguinzagliati
sbirri, spie e confidenti. Le ricerche si rivelarono a lungo vane, ma poi una
fatale ingenuità portò alla cattura dei colpevoli. Al mercato dei pellegrini,
presso Campo de' Fiori, si trovavano le botteghe degli orafi e degli
intagliatori di pietre. Un certo Servestro de Pallone voleva acquistare una
perla di grande valore da un orefice. La perla, in realtà, faceva parte del
santo bottino e l'orefice l'aveva ricettata da due sagrestani della basilica di
San Giovanni. L'orefice chiedeva trenta ducati, ma il cliente trovava il prezzo
esoso. Tra i due cominciò una lite, prima in sordina poi sempre più accesa e
con insulti ad alta voce. I passanti e i bottegai della strada ci fecero caso.
Osservando la scena, cominciarono a collegare i fatti e riportarono l'episodio
alla polizia pontificia. I ladri furono subito identificati e arrestati, come
pure il canonico di San Giovanni, Nicola di Valmontone, zio di uno dei due
lestofanti, che aveva collaborato al furto. Il 22 agosto dello stesso anno, con
una processione guidata dal pontefice, seguito da tutti i notabili della città,
le pietre furono rimesse al loro posto. I colpevoli furono scomunicati e
condannati a pene atroci: dopo esser stati appesi per quattro giorni in una
gabbia a Campo de' Fiori, i due ladri e il canonico furono trascinati a terra
dai cavalli fino a San Giovanni. Là messer Nicola fu impiccato ad un olmo. Gli
altri due, dopo il taglio della mano destra, furono arsi. La storia dei due
reliquiari con le teste degli apostoli continua nel 1799, quando furono rubati
dalle truppe d'occupazione francesi - o, come qualcuno afferma, fusi da Pio VI
per corrispondere a Napoleone la quantità d'oro richiesta nel trattato di pace
di Tolentino tra Francia e Stato Pontificio - . Quelli che possiamo ammirare
ancora oggi sono copie, fatte eseguire per devozione nel 1804 dalla marchesa di
Villahermosa.
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