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Santa Croce in Gerusalemme

 

 

La Basilica

 

Dove si trova

Piazza S. Croce in Gerusalemme

06

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Manzoni - San Giovanni

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 La Basilica

 

La Basilica di S. Croce in Gerusalemme sorge alle pendici del colle Esquilino, in un'area ricca di storia e di valenze artistiche e culturali.

Antica necropoli e poi zona residenziale extra urbana di proprietà imperiale, nel III - IV sec. d.C. vi sorgeva un complesso costituito da un palatium detto Sessorium, dalle Terme Eleniane, dal Circo Variano e dall'Anfiteatro Castrense, inglobato nelle Mura Aureliane tra il 271 e il 275 d.C.

Una tradizione antica e largamente documentata attribuisce a Costantino e a sua madre Elena la costruzione della prima chiesa.
Denominata in origine Basilica Heleniana o Sessoriana, la chiesa del IV sec. sorse per custodire le Reliquie della Passione del Signore, ritrovate miracolosamente sul Calvario e portate a Roma dall'anziana madre dell'Imperatore.

Nel corso dei suoi sedici secoli di vita, la chiesa ha subito vari rifacimenti architettonici, accogliendo tra le sue mura tesori d'arte, di fede e di cultura. Restaurata sotto i papi Gregorio II (715-731) e Adriano I (772-795), alla metà del XII sec., sotto il pontificato di Lucio II (1144-45), subì la prima radicale trasformazione in stile romanico, con la divisione in tre navate e con l'aggiunta di un campanile e di un portico, anteposto alla facciata del IV sec. La trasformazione in stile barocco, che conferì a S.Croce l'aspetto attuale, si ebbe alla metà del '700, sotto il pontificato di Benedetto XIV (1740-1758), per opera degli architetti D.Gregorini e P.Passalacqua.

All'epoca la ristrutturazione fu anche urbanistica, poiché fu spianato il tratto tra S.Croce e S. Giovanni e quindi completato il collegamento viario tra le tra Basiliche che "raccontano" la vita di Gesù - S.Croce, S.Giovanni e Santa Maria Maggiore - già iniziato da Sisto V alla fine del XVI sec. con la via Felice. Con la costruzione della prima chiesa nel palazzo imperiale, per volontà di Costantino e di sua madre Elena, l'area di S.Croce, già importante zona della Roma dei Cesari, ha continuato a svolgere un ruolo centrale anche nella Roma cristiana, con le vicine basiliche di S.Giovanni in Laterano, S.Maria Maggiore e gli Oratori di S.Maria del Buon Aiuto, della Scala Santa e di S.Margherita.

L'area può contare anche su un ricco complesso museale, costituito dal Museo degli Strumenti musicali, della Fanteria, dei Granatieri di Sardegna e dal Museo della Basilica.

"Qui siamo nel vero Santuario della Croce!" Con queste parole il Santo Padre Giovanni Paolo II ha salutato S.Croce in Gerusalemme durante la visita pastorale del 25 marzo 1979.
Un titolo più che giustificato per questa antica Basilica, strettamente legata alla Passione di Cristo.
Riti e tradizioni legati al culto della Croce ne hanno caratterizzato la storia fin dalle origini.
Inserita nell'itinerario stazionale romano, in Quaresima S.Croce è statio due volte: la IV Domenica - in cui anticamente si svolgeva anche la benedizione della Rosa d'oro - e il Venerdì Santo.
Solenni Liturgie si celebrano anche in occasione della Festa dell'Esaltazione della Croce il 14 settembre e dell'Invenzione della Croce il 3 maggio.

Dalla metà del '500 è nel percorso delle Sette Chiese voluto da S.Filippo Neri, è stata basilica giubilare in occasione degli Anni Santi straordinari della Redenzione e lo è ancora, per volontà di Giovanni Paolo II, in occasione del Grande Giubileo del 2000.

 

 

Cappella di Sant'Elena

Scendendo per la cordonata di destra - decorata con splendide maioliche di fattura spagnola del XVI sec. - si accede alla piccola Cappella semisotterranea dedicata a Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino e artefice del miracoloso ritrovamento della Croce di Cristo.

Storia e leggenda si intrecciano intorno alla sua prodigiosa impresa che in questo luogo - noto anche come Cubiculum Sanctae Helenae - si concluse. E' qui, infatti, che secondo la tradizione la Santa Imperatrice depose le preziose Reliquie, dopo aver cosparso il pavimento con la terra del Calvario.
Luogo antico e venerato, dunque, che nel corso dei secoli ha meritato l'attenzione di grandi artisti.

Si ha notizia che già Valentiniano III (375-392), per esaudire un voto di sua madre Galla Placidia e della sorella Honoria, fece decorare la volta con uno splendido mosaico, celebre nel Medioevo, ma di cui non è rimasta traccia.

Realizzato da Baldassarre Peruzzi forse in parte su disegno di Melozzo da Forlì,raffigurante Cristo Benedicente,gli Evangelisti e Storie della Croce.Ai quattro angoli: S.Silvestro, S.Elena con la Croce adorata dal card. Carvajal - committente dell'opera - S.Pietro e S.Paolo.

Nella parte sottostante il mosaico sono da notare gli affreschi di Nicolò Circignani detto il Pomarancio (1590), anch'essi raffiguranti Storie della Vera Croce. La statua di Sant'Elena, sopra l'altare, è una copia della Giunone Vaticana opportunamente adattata con l'aggiunta dei simboli della Passione.

In questa Cappella si potevano ammirare tre tele di Rubens - Sant'Elena, La Crocifissione e La Coronazione di spine, venduti all'inizio dell'800. Una copia della Coronazione di spine è visibile nel Museo della Basilica.

 

 

Sant'Elena

Eusebio di Cesarea (265 circa-340), nella "Historia Ecclesiastica" e nel "De vita Costantini", narra che l'imperatore Adriano aveva fatto costruire dei templi pagani sul Calvario e sul S.Sepolcro, per far cadere nell'oblio la memoria degli avvenimenti cari ai cristiani.

Terminate le persecuzioni e proclamato l'Editto di Tolleranza (313), l'imperatore Costantino fece demolire i templi pagani per innalzare in quegli stessi luoghi un nuovo grandioso tempio cristiano: l'Anastasis e Martyrion. In quest'epoca l'anziana madre dell'Imperatore intraprese un viaggio in Terra Santa. Elena era nata a Drepanum, in Bitinia, nel 250 e solo in tarda età aveva abbracciato la fede cristiana. Di umili origini - stabularia, cioè locandiera, la descrive S.Ambrogio - scelta come concubina e poi ripudiata da Costanzo Cloro, rimase nell'ombra fino a quando il figlio, divenuto Imperatore, la chiamò a corte con il titolo di Augusta. Gli antichi storici della Chiesa hanno tessuto l'elogio delle virtù cristiane di Elena.

S.Ambrogio nel "De obitu Theodosii" ricorda il viaggio in Terra Santa con queste parole: "Si recò sul Golghota, i soldati videro quella vecchia donna, quella vecchia madre aggirarsi e inginocchiarsi tra le macerie - Ecco il luogo della battaglia: dov'è la vittoria?, disse Elena - Io sono sul trono e la croce del Signore nella polvere? Io sono in mezzo all'oro e il trionfo di Cristo tra le rovine? Vedo cosa hai fatto, o diavolo, perché fosse seppellita la spada che ti ha annientato!" Tanta fede e tanto coraggio fanno esclamare ad Ambrogio :"Beato fu Costantino per una tale madre".

A lei la tradizione attribuisce il ritrovamento sul Calvario di tre croci che furono portate a Gerusalemme in processione e lì San Macario, vescovo della città, avendo invocato dal Signore un segno, distinse la croce di Gesù per il miracoloso ritorno in vita di un giovane toccato con il Santo Legno. S.Elena fece tre parti della Croce: una la lasciò a Gerusalemme, un'altra la mandò al figlio a Costantinopoli e portò la terza parte a Roma, con il Titolo, un chiodo e anche una gran quantità di terra del Calvario, con la quale cosparse il pavimento della Cappella a lei dedicata , cosicchè la Basilica ben presto fu denominata Santa Croce "in Hierusalem".

Nel "cubiculum Sanctae Helenae", che la leggenda ha tramandato come la stanza privata dell'imperatrice, sono state custodite le Reliquie della Passione per più di un millennio.

 

Cappella delle Reliquie

Le Reliquie della Passione del Signore furono conservate e venerate per più di un millennio nella cappella semisotterranea dedicata a S.Elena, l'anziana madre dell'imperatore Costantino, alla quale - secondo la tradizione - si deve il ritrovamento della Croce di Gesù.

Nel 1570, a causa dell'umidità dell'ambiente, furono trasferite in un vano sopra la cordonata di destra, a cui si accedeva attraverso la clausura del monastero e con speciali permessi.

Tale collocazione non consentiva agevolmente il passaggio dei pellegrini, il cui flusso andò aumentando nei tempi moderni.

Per questo, durante l'Anno Santo del 1925 si pensò di costruire una Cappella di maggiore capacità e più facile accesso.

L'attuale "Santuario della Croce" è stato ricavato nell'antica Sacrestia della Basilica su progetto dell'architetto Florestano Di Fausto.

L'idea sottesa all'opera è quella del pellegrinaggio al Calvario meditando il mistero della Passione e Morte di Gesù, tema efficacemente espresso dai simboli lungo il percorso:varcato l'ingresso - in fondo alla navata di sinistra della Basilica - si entra subito nel clima meditativo davanti alla teca con la "Pars Crucis Boni Latronis"; poi una gradinata conduce al Vestibolo attraverso una porta a forma di croce: salendo i gradini si ripercorre la Passione di Gesù con le Stazioni della Via Crucis (in 14 gruppi bronzei di Giovanni Nicolini) alternate a citazioni tratte dal Nuovo Testamento e dalla Liturgia del Venerdì Santo; infine, dal Vestibolo e al di là di un'iconostàsi, si giunge alla visione delle Reliquie, custodite in sei preziosi reliquiari, realizzati del tutto o in parte nel corso dell'800 per sostituire quelli antichi confiscati nel 1798 dalla Repubblica Romana.

La Cappella, realizzata in marmi policromi e arricchita anche dalle vetrate artistiche del Picchiarini e dai mosaici realizzati su disegno di Corrado Mezzana, fu inaugurata nel 1930 e ultimata nel 1952.

I reliquiari sono stati custoditi in un armadio incastonato nella parete di fondo, che ne permetteva una visione solo frontale. Dopo la traslazione dell'11 novembre 1997, sono ora sull'altare della Cappella, completamente visibili e protetti da una teca di cristallo.

 

Reliquie della passione

E' tradizione antichissima che una parte della Croce del Signore sia stata portata a Roma e venerata nella Basilica Sessoriana.
Lo attestano le fonti tardo-antiche e medioevali e ne danno conferma gli antichi rituali delle funzioni papali, che fissano l'Adorazione della Croce il Venerdì Santo in Hierusalem: il Pontefice in persona procedeva scalzo dalla Basilica Lateranense e processionalmente, con il clero e il popolo, andava alla Basilica Sessoriana per adorarvi il Legno della vera Croce.

Nel corso dei secoli, poi, svariati frammenti del Sacro Legno sono stati prelevati proprio dalla Reliquia Sessoriana per essere donati dai Pontefici a personalità e santuari: Gregorio Magno ne mandò una particella in dono a Reccaredo, re dei Visigoti; Leone X ne fece estrarre una parte per donarla a Francesco I , re di Francia (1515) ; Urbano VIII (1623-1644) volle donarne una parte alla Basilica Vaticana; anche Pio VI, PioVII e Pio IX fecero prelevare altre particelle.
Pur essendo una reliquia così antica, dunque, può presentare numerosi documenti che attestano la sua invenzione, traslazione, conservazione e venerazione.
Anche per quanto riguarda il Chiodo la tradizione è antica e costante: a S.Elena, infatti, si attribuisce anche il ritrovamento dei chiodi con i quali Gesù era stato crocifisso. L'Imperatrice ne fece mettere uno nella corona e uno nel freno del cavallo di Costantino. Un altro lo portò con sé a Roma. E' probabilmente quello di cui parla Gregorio di Tours : S.Elena, nel tornare dalla Palestina, trovando il mare molto agitato, fece immergere in acqua uno dei chiodi della Crocifissione e al suo contatto il mare si calmò.
E' da sempre annoverato tra le Reliquie Sessoriane e, insieme a quello di Milano, è tra quelli più anticamente documentati.

Per la reliquia del Titolo - la tavoletta di legno con una parte dell'iscrizione Jesus Nazarenus Rex Iudaeorum in ebraico, greco e latino - la tradizione ad un certo punto lascia il passo alla storia: Stefano Infessura nel suo Diario, in data 1 febbraio 1492, racconta che questa reliquia fu casualmente ritrovata durante i lavori di restauro in Basilica voluti dal card. Mendoza.
Chiusa in una cassettina con il sigillo del card. Caccianemici - titolare di S.Croce e poi papa col nome di Lucio II (1144-45) - era stata murata ab antiquo nell'arco che separa il transetto dalla navata centrale.

Nell'antichità le reliquie venivano spesso messe in alto nelle chiese per preservarle dai furti, ma nel caso del Titolo pare se ne fosse persa memoria, poiché erano cadute le lettere musive che ne indicavano la collocazione.
La notizia del ritrovamento fece molto scalpore all'epoca, anche perché coincise con la riconquista spagnola di Granata, ultima roccaforte degli Arabi in Occidente. Papa Alessandro VI il 29/7/1496 emise la bolla Admirabile sacramentum con cui autenticava il ritrovamento del Titolo e concedeva l'indulgenza plenaria a coloro che avessero visitato S.Croce l'ultima domenica di gennaio.

La tradizione, invece, non attribuisce a S.Elena il ritrovamento della Corona di Spine. Di questa reliquia si sa che era venerata a Costantinopoli già ai tempi di Giustiniano. Durante l'Impero Latino d'Oriente (1204-1261) ne vennero in possesso i Veneziani.
Nel 1270, poi, l'ebbe S. Luigi Re di Francia, che la pose nella Cappella del Palazzo Reale. Successivamente passò alla chiesa abbaziale di S.Dionigi (1791) e infine nel 1806 fu trasferita a Notre Dame, dove è conservata tuttora. E' priva di spine che invece sono sparse in molte chiese.

Alle Reliquie della Passione di Cristo, nel corso dei secoli sono state aggiunte altre reliquie, quali i frammenti della grotta di Betlemme del S.Sepolcro e della colonna della Flagellazione, il patibulum del Buon Ladrone e la Falange del Dito di S.Tommaso, per completare la Catechesi sulla Passione.

Per la Chiesa e per i pellegrini di ieri e di oggi, infatti, le Reliquie sono preziosi strumenti di catechesi, segni di un fatto certo, la cui venerazione può aiutare la meditazione sulle sofferenze che ricordano e riproporre il valore salvifico della Croce.

 

Reliquiario della Croce          Reliquario del Titolo          Reliquario del Chiodo          Reliquario delle Spine          Reliquario dei Frammenti          Reliquario del Dito di San Tommaso