ROMA SPQR

Indietro Home Collabora Indice La tua attività Link Libro degli Ospiti

 

Casa dei Crescenzi

 

Casa dei Crescenzi

M

-----

Via del Teatro di Marcello

BUS

30  44  63  81  83  130  160  170  271  628  715  716  780  781

 

 

 

Questa casa, costruita sulla base di una torre del XII secolo, fu eretta da Niccolò, figlio di Crescenzio e di Teodora. Fu costruita dai Crescenzi per controllare gli antichi moli di Roma e il ponte Emilio dove la potente famiglia romana riscuoteva un pedaggio. L'edificio era a due piani (oggi ne resta quello al pianterreno ed una parte del superiore) e, secondo l'uso dell'epoca per palazzi e chiese, presenta numerosi elementi di architettura romana (, probabilmente i resti di un "bagno" bizantino: la sovrapposizione di stili ed elementi architettonici risulta evidente dai capitelli in cotto sulle semicolonne del lato sinistro, dalle mensole con amorini, dal cornicione con le mensole ai resti di muro a sbalzo, che denotano numerose ristrutturazioni dell'edificio. Il popolo la chiamò Tor Crescenzia, per quel misto di palazzotto e fortilizio, anche se la torre crollò nel 1312, quando la costruzione servì da caposaldo nel corso degli scontri avvenuti in occasione dell'arrivo di Enrico VII: dopo tali fatti rimase in piedi soltanto la casa. Una lunga ed interessante epigrafe moraleggiante, dettata dallo stesso Niccolò di Crescenzio, è posta sopra la porta d'ingresso: dal termine "mansio", contenuto appunto in questa epigrafe, si originò il soprannome di Tor Monzone, con il quale la casa fu indicata. La casa ebbe anche altri epiteti, come "casa di Cola di Rienzo", dalla somiglianza con il nome di Niccolò di Crescenzio oppure per il fatto che Cola di Rienzo nacque nelle vicinanze, e "casa di Pilato", perché in occasione della rappresentazione della via Crucis qui si raffigurava la casa di Pilato. Fu abbandonata nel Quattrocento, visto che non si notano rifacimenti posteriori; in seguito venne usata come stalla con annesso fienile. Nel 1868 venne riscattata dal governo pontificio e poi ceduta al Comune di Roma, che la restaurò ad uso uffici.